gazzetta dello sport 12/02/16Inter passivo di 417 mln
Pare che Thoir cerchi "disperatamente" soci e che Moratti possa ridiventare presidente
gazzetta dello sport 24/02/16 Inter, Thohir è pronto a vendere? Oggi sulla Gazzetta la nostra inchiesta
I conti non tornano e il presidente nerazzurro ha dato mandato a Goldman Sachs di trovare un potenziale acquirente, con un occhio particolare alla Cina
Le voci erano nell'aria da qualche settimana, adesso si fanno sempre più insistenti: Erick Thohir potrebbe vendere l'Inter. Come scritto dalla Gazzetta dodici giorni fa, il presidente nerazzurro, proprietario del 70% della società milanese, si trova a fronteggiare un debito consolidato di 417 milioni. E avrebbe dato mandato a Goldman Sachs di trovare un potenziale acquirente interessato a rilevare la sua quota, con occhio particolare alla Cina, andando oltre quello che lui stesso aveva dichiarato: "Ho chiesto di vagliare eventuali partner".
Inter, i conti (in rosso) non tornano. Thohir potrebbe vendere?Oggi il Cda. Il presidente nerazzurro avrebbe dato mandato di cercare non solo nuovi soci ma anche eventuali acquirenti. Pesano i 230 milioni di euro di prestito forniti dalla Goldmans Sachs che devono essere restituiti in rate da 1 milione di euro all'anno con maxi rata finale. I ricavi commerciali non decollano
I conti all'Inter non tornano e Thohir sarebbe tentato di vendere. Pesano i 230 milioni di euro di prestito forniti dalla Goldmans Sachs - rccorda l'ANSA - che devono essere restituiti in rate da 1 milione di euro all'anno fino alla maxi rata finale da 184 milioni prevista per il 2019. Nell'esercizio di bilancio 2014-2015 il club ha registrato una perdita consolidata di 140 milioni di euro e quest'anno, per accordi presi con la Uefa, la differenza tra costi e ricavi dovrà essere al massimo di 30 milioni di euro. Un traguardo che al momento sembra difficile da raggiungere anche con l'aumento di capitale fra i 20-30 milioni che verrà ratificato nel cda di domani. Per questo motivo Erick Thohir avrebbe dato un ampio mandato alla Goldman Sachs per la ricerca di nuovi soci in Asia e in Cina, seguendo l'esempio del Manchester City. I ricavi commerciali non decollano, per rendere competitiva la squadra sono necessari investimenti importanti sul mercato e il raggiungimento del terzo posto e quindi della Champions League potrebbe non bastare.
L'ex presidente - Massimo Moratti, dopo aver annunciato di essere disponibile a cedere il suo 30 per cento di quote, sembra ora intenzionato a non vendere la sua parte. Non è escluso però che a fronte di offerte importanti, magari proprio da investitori stranieri trovati dalla Goldman, anche Moratti possa decidere di lasciare definitivamente l'Inter.
La situazione - Resta incerta e il futuro nebuloso. Il rapporto tra Thohir e Moratti, nonostante le dichiarazioni distensive e la cena di domenica scorsa, ha risentito della decisione dell'ex presidente di inviare Mourinho allo stadio per la partita contro la Sampdoria. Moratti si è ripreso la scena, Mancini si è infastidito e Thohir ha dovuto gestire una situazione delicata in un momento confuso per club e squadra. A tutto ciò si aggiungono i dubbi sul futuro di Mancini. Il tecnico nerazzurro vuole realizzare le sue ambizioni personali e chiede una squadra competitiva per conquistare lo scudetto. L'obiettivo dell'Inter, invece, è la Champions League e se non dovesse essere centrata c'è il rischio che i giocatori con più mercato vengano ceduti per fare cassa. Indiscrezioni insistenti danno Antonio Conte accordo con il Chelsea per la prossima stagione e Mancini potrebbe essere uno dei candidati a prendere il suo posto alla guida della Nazionale. "E' chiaro che la Nazionale per un allenatore - aveva dichiarato Mancini - dopo tanti club, può essere la cosa piu' bella. Poi, allenare l'Italia credo sia bello per tutti, è un grande onore, può capitare, puo' non capitare, non lo so. Vediamo quello che accadrà".
Cda - Thohir domani presenzierà a breve al Consiglio di Amministrazione dell'Inter in cui verrà approvato il bilancio semestrale al 31 dicembre 2015, ci sarà un aumento di capitale di 20-30 milioni di euro e si parlerà anche della nomina, ufficializzata domani, del nuovo direttore generale Giovani Gardini. L'attuale dg del Verona, amico dell'allenatore Roberto Mancini, andrà a sostituire Marco Fassone, licenziato lo scorso settembre. Gardini, profondo conoscitore del calcio italiano, portera' ordine e tranquillità ad un club che è quasi caduto nella truffa di Ethiad di Valerio Lattanzio. Dopo il Cda Thohir, alle 16.30, incontrerà a casa Milan l'ad rossonero Barbara Berlusconi per discutere dell'ammodernamento di San Siro. Sarà il primo faccia a faccia tra le due societa' sul futuro dello stadio dopo mesi di impasse.
Inter, Thoir: “Senza il restyling di San Siro altri club come la Roma ci supereranno”Oggi patron nerazzurro e il Ceo Bolingbroke incontreranno l’ad del Milan Barbara Berlusconi per parlare del futuro dello stadio.
“Con ulteriori ritardi sul restyling di San Siro c’è il rischio che altri club, come la Roma, ci superino. La Juventus ha raggiunto 40 milioni di euro di ricavi dalla vendita dei biglietti. È la strada da seguire”: lo dice il presidente dell’Inter Erick Thohir ai giornalisti dopo il cda del club nerazzurro.
Oggi Thohir e il Ceo Bolingbroke incontreranno l’ad del Milan Barbara Berlusconi per parlare del futuro dello stadio. Un aspetto delicato nei rapporti tra i due club. “Per i primi due anni – spiega Bolingbroke - il Milan era orientato sullo stadio di proprietà al Portello e noi abbiamo lavorato pensando a gestire San Siro da soli. Abbiamo creato un progetto per il restyling, poi il Milan ha cambiato idea. Ci ha chiesto di vedere il progetto e l’abbiamo condiviso. In questo importante meeting capiremo le loro intenzioni. Sarebbe positivo lavorare insieme”.
INTER AI TITOLI DI CODA!Strana la vita. Fino a quando viveva alla grande si svegliava alle sei del mattino per andare a giocare a golf, prima di recarsi in ufficio. Ora si alza sempre alle sei, ma per coltivare i campi. L’Inter lo ha rovinato. O, se preferite, si è rovinato per l’amore verso l’Inter (e Moratti). Comunque Entong Nursanto non rimpiange troppo i tempi passati, semmai fatica a capacitarsi del fatto che due mogli lo abbiano lasciato, entrambe per lo stesso motivo: da imprenditore di successo nell’editoria, desideroso di far parte del mondo dei super ricchi indonesiani, è diventato un pezzente pieno di debiti. Colpa anche di un bagno di sangue fatto come organizzatore di un’amichevole in Indonesia dell’Inter… Si sta riprendendo, è stata dura, ora ha in progetto il rilancio di alcune miniere d’oro con i soldi di un fondo di investimento. Gli auguriamo ogni bene. Nel frattempo, nella sua fattoria di Pemalang (Java), sta coltivando una marea di frutti esotici diversi e prepara i chicchi per il caffè più pregiato e costoso al mondo, il Kopi Luwak: “Lo zibetto, il gatto selvatico che ingoia i chicchi, è difficile da gestire. Non costa nulla averne uno oppure cento, tanto nessuno li vuole, basta raccoglierli nelle foreste: anzi, lo stato ti è riconoscente perché fanno solo danni. È più complicato trovare gente in grado di gestirli”. Su Indiscreto siamo più interessati all’Inter che agli zibetti, per cui andiamo subito al sodo evitando di tornare sull’articolo dell’altro giorno, stracopiato senza citazione (ma non c’erano dubbi) e sulle reazioni più o meno simpatiche generate: siamo più accomodanti del Direttore, diciamo solo che gli articoli si scrivono oggi, non ieri e soprattutto non domani. Ma torniamo a Entong, personaggio che abbiamo conosciuto in giro per gli stadi di mezza Europa, che si collega benissimo alla vicenda Thohir. Avrà anche perso milioni di euro, ma in Indonesia la gente che conta lo chiama ancora e i contatti li ha. Era il patron di un quotidiano importante, ora di proprietà di Thohir (non in maniera diretta), qualche notizia di prima mano riesce ancora a procurarsela. Così dopo avere scritto della volontà di Thohir di cedere (in totale o in parte) la sua quota nell’Inter, abbiamo pensato fosse una buona idea informarci di come venga vista la vicenda in Indonesia. Qui sotto riproponiamo l’articolo uscito su Il Giornale e le sue dichiarazioni, promettendovi di tornare fra pochi giorni con altri fatti che magari non faranno piacere ai tifosi interisti. O magari sì, per chi sogna che Thohir se ne vada. Il nostro pensiero è chiaro: Thohir non è meno bravo come imprenditore rispetto a tre anni fa. Semplicemente ha meno cash, la borsa penalizza pure lui e soprattutto si rende conto che mai e poi mai un club calcistico produrrà utili. Di conseguenza, da buon imprenditore, non è più interessato ad andare avanti. I grandi pieni di sviluppo del 2013 si sono scontrati con la realtà italiana o forse erano soltanto sbagliati: magari applicando le stesse idee al Sunderland sarebbe finita diversamente. Fosse stupido, Thohir continuerebbe a perdere dei soldi per dimostrare di avere visto giusto. Ma, come dicevamo, la prossima puntata fra poco.
Entong Nursanto è un imprenditore indonesiano ed è l’uomo che ha fatto conoscere l’Inter a Erick Thohir. Perché è anche da tanti anni il presidente dell’Inter Club di Giacarta dedicato a Massimo Moratti e 4 anni fa invitò il collega, ancora digiuno di calcio italiano, ad una serata. Conosce bene dunque Thohir ed anche Moratti, che nel 2010 gli regalò due biglietti per assistere alla finale di Champions di Madrid. Nursanto insomma sa perfettamente cosa c’è dietro i rumors di questi giorni, ed infatti non ha dubbi: «Erick si è stufato dell’Inter. Vuole venderla». I perché sono tanti: problemi economici, il crollo del prezzo del carbone, perfino 173 milioni di dollari che Rosan Perkasa Roeslani – uno dei due soci di Thohir all’inizio dell’avventura – deve rimborsare all’azienda di cui era direttore generale (la Brau). Un crac che ha fatto mancare un sostegno necessario alle casse nerazzurre. E poi la consapevolezza di non riuscire a
fare soldi con il calcio italiano, perché già tre anni fa Nursanto aveva ammonito: «Thohir non è Moratti. Non è un tifoso, non ama l’Inter: è un uomo d’affari, vuole soldi e non trofei. Non comprerà mai come Moratti e nemmeno come Abramovich. E scommetto che entro cinque anni si stuferà» . Aveva ragione. Thohir fino all’arrivo di Mancini ha sperato di far quadrare i conti e in un miracolo sportivo ed economico: adesso ha aperto gli occhi. Ed Entong, che ora coltiva caffè e si prepara per un colpo grosso nel ramo dell’oro, racconta al Giornale: «Tre anni fa Erick era all’apice della ricchezza: i valori della borsa avevano raggiunto picchi inimmaginabili. Lui ed i suoi amici, Rosan fra questi, erano disposti a investire un miliardo in un club di prim’ordine. Quando Moratti chiese solo 300 milioni per il 70% dell’Inter, pensarono ad uno scherzo. Erano convinti di aver fatto l’affare della vita: se ci costa così poco, dicevano, in qualche anno facciamo degli utili e andremo alla grande. Cresceremo e vinceremo. e invece…». Invece non è andata così: «O meglio, sembrava potesse succedere. Il primo anno è stato perfetto: Erick ha avuto una grandissima esposizione mediatica, lui è il più vanitoso della sua famiglia e non a caso si occupa di media e comunicazione. Però ora si è reso conto che non ci sono possibilità di guadagno: sulla carta aveva un piano perfetto, ma in realtà si è trovato a sborsare ogni anno somme sempre più ingenti senza un ritorno. E non sa come fare: la famiglia ha meno cash per via del crollo della Borsa, l’unica azienda dei Thohir che funziona è la Adaro, ma è di proprietà di Garibaldi, il fratello. Non brilla nulla, in questo momento: pensate che ha dovuto fare un’offerta pubblica di vendita per le sue reti radiofoniche che si chiamano Mahaka, incassando la miseria di cinque milioni di dollari. Ma chi glielo ha fatto fare? In Indonesia perde peso anche la sua rete televisiva, Jak Tv, che rimane una rete locale. Ha puntato tutto sul basket, ma chi guarda il basket in Indonesia?». Insomma il basket no, ma neppure l’Inter e persino le presenza al Club dedicato a Moratti sono in calo: «Erick pensava che l’Inter lo facesse diventare più potente anche in patria e invece qui gli rimproverano di aver investito finora più o meno 380 milioni per un club straniero, invece di metterli nello sport indonesiano. E sapere quanto valgono questi soldi da noi? In più si aggiunge la perdita di appeal per il calcio italiano: i tifosi vogliono vedere in tv e comprare le maglie del Manchester City, Chelsea e Arsenal. Poi vengono le due spagnole: dell’Inter importa a pochi. Lui ha cercato di far crescere l’interesse per la squadra comprando un un quotidiano, Topskor, che ho fondato io ed era proprietà della mia ex moglie: lo ha pagato tre milioni in contanti e ha acquistato una nuova macchina per la tipografia per otto milioni. Ma i risultati sono modesti». Così ecco il perché della ricerca di nuovi investitori, secondo Nursanto: «Anche il caso Roeslani è stato un bel macigno: è finito praticamente in bancarotta e si è sfilato. Erick invece sta ancora bene, ma non così bene come tre anni fa. Così si sta guardando intorno e se troverà un acquirente venderà. Ha capito che mai e poi mai guadagnerà un dollaro con il calcio italiano e con l’Inter. Ma lo ha capito troppo tardi».
intanto

Cita:
Dal Corriere della Sera in edicola oggi: "Siamo intermediari di Etihad", così l'Inter è stata ingannata. Finti sceicchi e agenti segreti: il club nerazzurro coinvolto nel tentativo di truffa a un albergatore. Gli ingredienti ci sono tutti: presunti intermediari, falsi sceicchi, sicuri millantatori. Nella tentata truffa ai danni di un albergatore compare anche il nome dell'Inter. Pm romani e carabinieri hanno smascherato l'inganno: falsa l'operazione che annunciava la realizzazione a Roma di un'Università del calcio da parte del club nerazzurro e falso l'arrivo di Etihad come nuovo sponsor.
A che punto è la ricerca dello sponsor dell'Inter? Che fine ha fatto la proposta di Etihad, smentita dalla compagnia aerea degli Emirati? Cosa c'entra con il recente divorzio del club nerazzurro dal tattico Adriano Bacconi? Le risposte stanno in mezzo a una storia complicata, costellata di millanterie, che ha l'Inter nella parte dell'ingannata. Magari un po' troppo ingenua. Una storia dai contorni incredibili, in cui vengono evocati (finte) Università del calcio, (finte) famiglie reali, (finti) servizi segreti arabi e sulla quale c’è una (reale) indagine della procura di Roma e dei carabinieri di Ostia antica. Sono loro che mettono assieme tanti tasselli apparentemente slegati.
SCATTA L'ALLARME - Partiamo dalla fine. A novembre scorso succedono due cose: il proprietario di un Bed & Breakfast a Roma, Roberto Biordi, si presenta ai carabinieri per una denuncia. Racconta che, dal 24 luglio, ha affittato una stanza a tal Valerio Lattanzio, che diceva di essere in missione per conto dell’Inter. Diceva anche che il conto lo avrebbe saldato il club nerazzurro una volta portato a termine il suo compito: individuare un immobile per creare un’Università dello Sport. Lattanzio coinvolge nella ricerca lo stesso Biordi (in cambio di una futura provvigione), che lo aiuta a individuare la struttura giusta, un grande albergo a 4 stelle, non lontano da Fiumicino. Il posto è perfetto, ha ospitato anche squadre di calcio in ritiro a Roma, l’offerta è di 30 milioni di euro. Il proprietario è interessato, cominciano gli incontri. All’hotel — mette a verbale il Biordi — nel corso dei mesi si vedono anche due uomini dell’Inter: Adriano Bacconi (volto noto della Domenica Sportiva, che fino a poco tempo fa era un collaboratore per l’area tecnica: il rapporto, forse non casualmente, ora è stato interrotto) e l’allora direttore generale dell’Inter Marco Fassone (uscito dalla società a settembre per altri motivi), che pare fosse all’oscuro dell’ipotetica compravendita. Di sicuro l’affare va per le lunghe e un bel giorno, il 9 novembre, Biordi si accorge che Lattanzio ha lasciato la stanza di corsa e con essa 4.520 euro da pagare, ragion per cui si rivolge ai carabinieri. Negli stessi giorni, arriva all’Inter la comunicazione più importante della stagione. La scrive proprio il proprietario della struttura individuata da Lattanzio per la sua fantomatica Università dello Sport. Quello che avrebbe dovuto incassare i 30 milioni e al quale, però, intanto Lattanzio aveva chiesto soldi per la mediazione. La email che il 12 novembre arriva alla segreteria dell’Inter ha un oggetto piuttosto allarmante: «Tentativo di truffa». L’albergatore (che poi farà a sua volta denuncia) racconta all’Inter quello che i carabinieri già sanno: Lattanzio assicurava di aver ricevuto mandato da parte della società nerazzurra di acquistare la sua struttura alberghiera «al fine di trasformarla in una Università calcistica che avrebbe avuto come responsabile Roberto Baggio (...) Il tentativo peraltro fallito è stato quello di estorcerci del denaro come acconto nella prospettiva di una sicura compravendita da parte della società Inter appoggiata dalla Shuroq, società araba». All’Inter trasecolano: primo perché mai hanno pensato di acquistare un hotel, secondo perché Lattanzio lo conoscono bene.
LO SPONSOR ETIHAD - A settembre 2015, per il tramite di Bacconi, Lattanzio e un misterioso avvocato (che si dichiara intimo della famiglia reale degli Emirati), si erano presentati ai vertici dell’Inter come intermediari di Etihad. Raccontano che la compagnia aerea è intenzionata a diventare lo sponsor principale del club e vogliono avviare una trattativa che inizia per davvero, anche se — sarà una coincidenza — basta digitare «Valerio Lattanzio» su Google e il primo risultato che appare è un invito a prestare attenzione. Ma l’interesse degli arabi è plausibile (Emirates è sponsor del Milan) e sia Lattanzio che l’avvocato producono nel corso dei mesi una serie di email che paiono certificate (una addirittura da un presunto governo degli Emirati). Lattanzio fissa la propria commissione (pari al 2,5% per la sponsorizzazione e all’8% per gli affari successivi), poi il 6 ottobre chiede un mandato ufficiale che lo autorizzi a trattare per conto dell’Inter con Etihad; lo ottiene e a questo punto Lattanzio ha più o meno raggiunto il suo scopo: con le lettere firmate dall’Inter si presenterà dall’albergatore. Inizia una lunga serie di contatti e incontri. All’Inter vengono convinti a superare la prudenza quando Lattanzio risponde con una lettera apparentemente scritta da James Hogan, presidente della compagnia aerea, che mette nero su bianco la maxiofferta: 25 milioni per cinque anni. Le conseguenze sono importanti: l’Inter si sente forte nella trattativa con Pirelli, attuale sponsor principale, che propone il prolungamento del contratto a cifre ben inferiori a quelle degli «arabi».
I giornali vengono a sapere dell’offerta della presunta Etihad, ne scrivono e la compagnia aerea smentisce pubblicamente: è domenica 18 ottobre. L’Inter si preoccupa, ma la risposta di Lattanzio e soci è che la smentita serve per tutelare la riservatezza. Seguono altre email e altri incontri, ma nulla di concreto avviene. Arriviamo a novembre, l’Inter ha fretta: deve tra l’altro comunicare a Nike cosa mettere sulle maglie della prossima stagione. Lattanzio e l’avvocato si scusano, prendono tempo, promettono una telefonata di James Hogan all’ad dell’Inter Michael Bolingbroke. Nessuno chiama. L’avvocato come giustificazione inoltra la email di un sedicente sceicco proprietario di Etihad, che si prende la responsabilità di aver fermato l’ad. La fiducia scarseggia, così l’offerta raddoppia: la famiglia reale ora è Interessata a comprare l’Inter, tutta o in parte. I dubbi diventano panico quando arriva l’email del proprietario dell’albergo.
LA DENUNCIA - L’Inter cerca di approfondire i fatti accaduti a Roma a sua insaputa. L’avvocato socio di Lattanzio non la prende bene: manda un’email di fuoco. Sottolinea che nessuno ha l’autorizzazione di indagare su di lui, che è in atto un tentativo di screditarlo e che sulla vicenda stanno indagando anche i servizi segreti arabi. Un po’ troppo. D’altra parte ci si muove (finalmente) con Etihad, quella vera: Bolingbroke e Michael Gandler, direttore commerciale dell’Inter, contattano i vertici mondiali della compagnia che smentiscono categoricamente di aver mai voluto sponsorizzare l’Inter e di conoscere quella strana coppia. Nel frattempo i carabinieri di Roma chiamano il club e il cerchio si chiude. Forse non proprio senza conseguenze (attualmente l’Inter ancora non ha uno sponsor), ma con una mega truffa sventata.
