Kerzhakov91, curatore della versione italiana del sito ufficiale dello Zenit San Pietroburgo, un paio di settimane fa ha intervistato in esclusiva
Domenico Criscito. Ecco quello che mi ha rivelato il difensore italiano (l'intervista è stata poi ripresa da numerosi giornali e siti web, prevalentemente russi ma anche italiani).
— Mimmo, innanzitutto complimenti per l’avvio della nuova stagione, che è iniziata alla grande, sia per te che per la squadra. Lo Zenit ha vinto le prime cinque partite di campionato, è primo in classifica a punteggio pieno e tu hai segnato due reti all’esordio, realizzato diversi assist e in generale giocato molto bene. Che obiettivi ti sei posto per questa annata?— Si, la nuova stagione è partita nel migliore dei modi, abbiamo una squadra veramente forte, vogliamo vincere il titolo per riscattare gli ultimi due campionati deludenti e soprattutto ci teniamo a fare meglio in Europa. Io mi sento bene, sto attraversando un buon momento di forma.
— Lo Zenit negli ultimi anni ha sempre faticato in Europa, soprattutto in Champions League. Cosa manca per te per fare un salto di qualità e per poter competere con i top-club europei?— In Europa si affrontano sempre squadre molto forti, in Champions League trovi solo squadre competitive. Ma hai ragione, nelle coppe europee abbiamo deluso nelle scorse annate, non siamo riusciti a replicare le prestazioni che sfornavamo in campionato. Ora abbiamo l’obiettivo di fare bene, prima passando il turno con lo Standard Liegi e poi superando la fase a gironi. Più avanti vorremmo confrontarci con le migliori squadre europee.
— Nel frattempo lo Zenit ha cambiato allenatore: è andato via Luciano Spalletti ed è arrivato André Villas-Boas. Quali sono le principali differenze che hai notato tra questi due tecnici?— Sono due grandi tecnici. Villas-Boas fin da subito ha dato una mentalità diversa, la squadra è molto più aggressiva rispetto a prima, lui vuole un pressing alto e da quando è arrivato abbiamo perso poche partite. La squadra ha cambiato totalmente mentalità.
— Nelle foto e nei video sei sempre in compagnia di Danny, Hulk, Witsel, Neto, insomma principalmente con dei giocatori latini o che comunque parlano lo spagnolo o il portoghese. Che rapporto hai invece con i tuoi compagni russi?— Ho un buon rapporto con tutti. E' normale che noi stranieri andiamo sempre a cena assieme, poi io abito nello stesso palazzo di Danny e Neto, e ora sono arrivati anche Javi García e Garay. Abbiamo accolto i nuovi nel miglior modo possibile, si sta formando un bel gruppo. Dobbiamo tutti rimanere uniti per un solo obiettivo.
— In Italia il tuo nome viene spesso accostato a diverse squadre, per esempio all’Inter, al Milan, al Napoli... C'è qualcosa di vero o sono solo voci? Vorresti tornare in Italia?— Io ho sempre detto che un giorno mi piacerebbe tornare in Italia. Mi piacerebbe tornare al Genoa, dove sono cresciuto. Adesso però mi sto godendo questa esperienza fantastica, vivo in una città bellissima, gioco in un grande club e sono molto contento. C'era il Milan che mi voleva a inizio estate, ma poi parlando con la società ho deciso di restare. Sono soddisfatto della mia scelta: gioco in una squadra forte, con tanti grandi campioni e voglio fare bene qui.
— Non voglio tornare sull’esclusione dal Mondiale, però un paio di domande in ottica nazionale devo fartele. Pensi che un giocatore che milita all’estero – in Russia, nel tuo caso – parta svantaggiato rispetto a uno che gioca in Serie A? E poi: cosa ne pensi di Antonio Conte come nuovo C.T. ?— Sicuramente ho meno visibilità rispetto a chi gioca in Italia, però non penso che chi gioca la Champions League possa partire svantaggiato. E' la competizione più importante a livello europeo e l’esperienza internazionale non mi manca. Conte penso sia l’uomo giusto per il dopo Prandelli. Ha dimostrato alla Juventus di essere un grande allenatore e un grande motivatore: da quando è arrivato lui la Juve ha vinto tre campionati di fila, quindi penso sia l’uomo giusto con cui ripartire per la nazionale. L’Italia rimane una delle nazionali di maggior prestigio e deve tornare ai livelli che le competono.
— In autunno a San Pietroburgo comincerà l’Amateur Italian League: è seguito in Italia secondo te il calcio a livello amatoriale? E in Russia?— Onestamente non lo so. Questa è una domanda da un milione di euro (ride). Non ne ho idea, davvero.
— Quale ristorante italiano di San Pietroburgo consiglieresti ai tuoi connazionali?— Ce ne sono tantissimi. La catena Ginza, Probka... Ce ne sono davvero parecchi. Qui a San Pietroburgo ovunque vai mangi bene.
— Sei in Russia dall’estate del 2011: dimmi la cosa che ti ha colpito di più di questo immenso e affascinante Paese.— La città di San Pietroburgo, assolutamente. Prima di venire qui ero un po’ titubante, però appena ho messo piede a San Pietroburgo sono rimasto impressionato dalla bellezza di questa città.
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