Giacché si fa un gran chiacchiericcio dei problemi sistemici del calcio italiano e delle riforme strutturali di ignota natura che dovrebbero incaricarsi di rilanciarlo, apro questo topic al fine di ascoltare proposte concrete su cosa dovrebbe fare Gravina, qualora venisse riconfermato dopo le elezioni indette con mossa macroniana.
Un importante passo in avanti a mio avviso è già stato fatto: l'abolizione dell'immondo decreto crescita che per cinque anni ha privilegiato l'arrivo di giocatori stranieri in serie A.
Introdotto dal governo Conte I, pochi mesi prima dello scisma del Papete, tra le varie misure a sostegno dell'economia vi era una norma a favore dei cosiddetti "lavoratori impatriati", che mirava al ritorno dei cervelli in fuga consentendo sgravi fiscali inusitati per coloro che firmassero un contratto di lavoro e contestualmente spostassero la residenza in Italia.
A un impatto probabilmente trascurabile in qualsivoglia settore è corrisposta una vera rivoluzione (temo imprevista) nel mondo del calcio: i giocatori stranieri sono finiti col convenire più di quelli italiani, e l'unico cervello in fuga che siamo riusciti a rimpatriare è stata quella lingua lunga di Moise Kean.
Nel dicembre scorso, in uno sprazzo di lucidità come quelli che a tratti colgono gli ammalati di Alzheimer rendendoli consci della loro condizione, il governo Meloni ha abrogato la misura, pur figlia del suo immarcescibile vice-premier Salvini, scatenando così le ire della Lega Serie A, i cui componenti ora non potranno più infarcire le loro rose di giocatori sloveni in regime agevolato.
Dunque qui ora mi domando e dico: non sarebbe possibile pensare a una misura analoga per i giocatori che escono dalle giovanili? Non sarebbe giusto che questi sgravi fiscali non riguardassero giocatori che arrivano dall'estero, ma quelli che le squadre si sono costruite in casa, creando valore per il movimento calcistico? Non è meglio che le agevolazioni incentivino il Milan a conservarsi Calabria, la Juve Fagioli, la Roma Pellegrini, posto che nessuna squadra sana di mente andrebbe a comprare alcuno di questi tre summenzionati?
Una riforma del genere incentiverebbe le squadre a puntare seriamente sul settore giovanile, peraltro in funzione di fare crescere i giovani non per venderli come vacche al mercato ma per tenerseli in rosa, farli giocare e risparmiare sul monte ingaggi.
Sicuramente per aderire alle normative europee sul lavoro occorrerebbe estendere tali sgravi a tutti i giocatori comunitari, ma credo che si potrebbe tranquillamente estendere anche agli extracomunitari, tanto a beneficiarne sarebbero comunque in larghissima parte i giovani italiani.
Il grosso dubbio che ho, e che la mia ignoranza non mi permette di fugare, è se un provvedimento simile possa essere in qualche modo limitato al settore calcistico, o se invece regolamentazioni di questo genere, di natura fiscale, debbano essere necessariamente pensate per essere applicate in tutti gli ambiti del mondo lavorativo.
Attendo saggi pareri da parte vostra e nuove rivoluzionarie proposte per risollevare il mondo del calcio italiano.

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Purtroppo il mondo non ci ha compreso. epico