Grazie alla sua nuova carica di potere di Direttore della Comunicazione dell'As Roma, Maurizio Costanzo sta usando tutti i potenti mezzi della società in questione per pubblicare delle opere dall'indubbio valore. Come ogni settimana, anche oggi è uscito il suo editoriale, un insieme di pensieri, aneddoti, informazioni dalla vena poetica e letterale così dominante che fra 100 anni sarà sicuramente tramandato ai posteri nei libri di scuola, studiati e analizzati come già furono le lettere di Ovidio. Qui vi riporto i passaggi salienti di questa settimana, proverò ad analizzarlo e a sviscerarlo anche se non ho assolutamente le conoscenze idonee per farlo.
Avete certamente notato come l’inizio di Campionato impatta nel nostro quotidiano, nella vita di tutti i giorni. Infatti, il collega d’ufficio, tifoso di una squadra contraria della nostra, che per molti mesi ha trovato un modus vivendi, improvvisamente diventa il nemico della scrivania accanto.
Questo vuol dire battute, sguardi, gioco di rimessa con altri eccetera. Ma anche un parente, un cugino, uno zio di una squadra contraria alla nostra. Decisamente intrattabile dalla domenica a tutto il lunedì e ciò impedisce i consueti festeggiamenti delle famiglie.
Con le mie orecchie ho sentito dire di un inquilino del terzo piano da parte di altri due condomini: “Ecco, è arrivato il romanista”. Solo di rado il Campionato crea motivi d’incontro, di affezione, quasi un ritrovarsi.
Questo accade in circostanza diverse. Ad esempio, se ambedue le squadre dei colleghi di lavoro hanno avuto successo se le medesime hanno avuto un pessimo arbitraggio. Sembra poco ma non lo è in quanto la vita è fatta di vicini di casa, di parenti, di colleghi di ufficio. Si potrebbe anche dire: per non avere queste seccature, saresti disposto a rinunciare al Campionato di calcio? Alla domanda sentiremo un “No” forte come un tuono. Perciò, ogni cosa ha il suo lato fastidioso. Il Campionato ha questo.
L'opera inizia come tante altre, con un informazione che il Maestro introduce con un "Avete certamente notato...", è infatti cosa nota, l'impatto dell'inizio del campionato nel nostro quotidiano. C'è qui subito uno dei temi cari al Poeta, la cura di tutti, non lasciare indietro nessuno. Qui si rivolge direttamente a quei pochi che invece non l'hanno notato, riuscendo a portarli in carreggiata con gli altri, come solo un maestro ammirevole può fare con i suoi alunni. Ora tutti, grazie a Costanzo, sanno che il campionato è iniziato e quanto impatta nel nostro quotidiano. Il testo prosegue con un esempio di quanto l'uomo può essere malvagio se vuole, un collega d'ufficio, fino a quel momento amico, ora è visto come un nemico in quanto ha una fede diversa dalla nostra. Il tema della cattiveria dell'uomo e della malleabilità delle sue opinioni è tanto caro al Poeta e si paleserà più approfonditamente nelle prossime righe. "Con le mie orecchie ho sentito...", non accade di rado che il poeta ci porti esempi della sua quotidianità, ma molti studiosi pensano non siano invece reali ma metafore attribuite a un personaggio di fantasia. Qua, evidentemente provato dalla brutte vicende in Afghanistan, il poeta tira in ballo il tema delle discriminazioni, un romanista la cui fede diventa il modo in cui i suoi stessi compagni di palazzo lo giudicano, in negativo. Ma è grazie al calcio che ciò può avere anche un accezione positiva, quindi non può essere questo il problema. Infatti "Questo accade in circostanza diverse. Ad esempio, se ambedue le squadre dei colleghi di lavoro hanno avuto successo se le medesime hanno avuto un pessimo arbitraggio. Sembra poco ma non lo è in quanto la vita è fatta di vicini di casa, di parenti, di colleghi di ufficio", come si suol dire "mal comune mezzo gaudio", se qualcosa di negativo accade a tutti, tutti si aiutano a vicenda. Ma per rinunciare a questo male, a questa malleabilità, la soluzione sarebbe quindi rinunciare al calcio? La domanda è esplicita "Saresti disposto a rinunciare al Campionato?". Tradotto, saresti disposto a rinunciare a ciò che ami per diventare migliore? La risposta è altrettanto esplicita "No". La spiegazione non c'è, il Poeta la lascia immaginare a ognuno di noi, ma la più probabile è "Non bisogna rinunciare a ciò che si ama, anche se porta sventura, altrimenti non saremmo noi stessi".
_________________ "Un omaggio a Totò che faceva sorridere gli italiani senza neanche dire mai una bestemmia"
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