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La riforma che non riforma. Allenatori e giocatori non contano più
21.11.2014 08.30 di Marco Conterio

Se al centro della discussione c'era il calcio italiano e la sua crisi, l'Italia ed il suo periodo complicato, la riforma non riforma. Spiegata in soldoni, tocca tre punti principali: le rose dovranno essere composte da 25 giocatori, di cui 4 cresciuti in Italia e 4 nel vivaio del club dove sono tesserati (per 3 anni o 36 mesi prestiti compresi) con libero tesseramento degli Under 21. Secondo: i giovani extracomunitari, al primo tesseramento, dovranno essere residenti in Italia ed entrato nel paese non per ragioni sportive e con i genitori, frequentando per almeno 4 anni la scuola italiana. Poi, ancora sugli extracomunitari, se prima per tesserarne due dovevano essere ceduti due all'estero o svincolati, adesso se ne potrà aggiungere un terzo senza necessità di liberarne uno. La sostituzione dell'extracomunitario sarà invece possibile solo qualora ci fosse il contratto da professionista da almeno tre anni.


In tutto questo, tre domande, identiche: ma gli italiani? Ma il movimento italiano? Ma la Nazionale? Il curriculum richiesto per i nuovi extracomunitari, intanto, è cosa che non mette certo paletti e ben diverso da quelli imposti dalla Football Association inglese. Ieri l'AIC ha presentato uno studio (i calciatori, con gli allenatori, hanno votato no alla riforma) secondo cui tra gli ultimi 300 non-UE arrivati, solo 3 non avevano i requisiti giusti per essere acquistati. Poi: dei 4 cresciuti in Italia e dei 4 del vivaio del club, non è specificata la nazionalità. Dunque, perché non potrebbero essere 4 olandesi e 4 francesi, giusto per fare un esempio? Cosa dà, questa riforma, al movimento calcistico italiano e nazionale, cosa dà, soprattutto, ad un'Italia povera di talenti? Il libero tesseramento degli Under 21, se il resto della rosa sarà poi composta da tutti stranieri (sì, è possibile, e pure gli Under potrebbero esserlo), farà sì che i baby saranno più riempitivi che altro, Primavera o giovani aggregati ma non certo 'conditio sine qua non' per una società da avere ad ogni costo e, magari, da schierare in campo. Poi, l'ultima domanda: ma se allenatori e giocatori votano contro, il peso di chi è vero artefice del calcio giocato qual è? Lo abbiamo già visto nel corso dell'elezione di Carlo Tavecchio, la domanda è retorica. Calciatori ed allenatori non contano, se il resto del calcio decide per una riforma che non riforma.

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Lord_Thara ha scritto:


ma forse Janna ha notato che quando si parla di nazionale l'unica polemica che si fa è contro i troppi stranieri...è una sciocchezza...è una stronxata anzi....non è per quello che la nazionale fa #@*§....lo vogliamo capire o no...se c'è un novello Baggio tra i ragazzi non lo fermi mettendolo in mezzo a centro stranieri...esce lo stesso....


La #@*§ invece è questa. Purtroppo questa visione delle cose - che è totalmente arretrata pedagogicamente - in italia è troppo diffusa. Il processo di crescita si distingue fondamentalmente dal processo di raccolta (che stai descrivendo). Il lavoro nei vivai non è raccolta, non significa vedere cosa babbo natale ha portato e andare a raccogliere. Baggio non va raccolto, va CREATO. Perché in spagna ed in germania l'avvento dei talenti (anche contro la propria tradizione) coincide con la maggiore attenzione sui vivai etc ? Tutto casuale? Ovviamente no. Sì decide di potenziare un sistema, si sposta l'attenzione, si genera più interesse, etc. si registrano primi successi, questi successi attirano nuova gente, nuovi soldi, nuovi progressi... dicasi: feedback positivo.

Limitare gli stranieri a zero sarebbe un danno, chiaro. Ma limitarli con lo scopo di ottimizzare il lavoro e lo sfruttamento del materiale italiano è tutt' altro che dannoso. Ti ricordo che l'italia ha sempre tirato fuori tantissimi campioni e fuoriclasse.

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Ludwig, un Baggio (idem Totti, Maldini, etc) non si crea ma nasce. Puoi far crescere i Bonaventura, i Florenzi, gli Andreolli ma non diventeranno mai Baggio, Nesta e Maldini.
Il movimento deve essere rifondato dalla base, qui siamo d'accordo, ma questi limitazioni - che in realtà non sono limitazioni perché io società posso ancora prendere 17 francesi + 4 del vivaio + 4 vivaio nazionale ( 8 del vivaio che in realtà possono essere anche stranieri) - da sole non riusciranno a rivitalizzare il nostro calcio.

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Lord_Thara ha scritto:
wonderwall ha scritto:
Io però non capisco, soffermandomi sulla Roma, che differenza ci sia tra Ucan, Sanabria e Paredes, 3 pischelli stranieri, e 3 giocatori provenienti dal vivaio.
Dice: Viviani e D'Alessandro, x fare due nomi, non avrebbero mai giocato quindi meglio che non siano tornati alla base.. invece quest'altri giocano vedo.




di questo parliamo tra qualche anno..intanto Jedvaj l'hai pagato 2 sacchi e già vale 10 milioni... :grin Viviani vale 2milalire... :grin

Grazie al càzzo, uno gioca nel Leverkusen, l'altro nel Latina :asd
Anche Donati fino all'altro ieri non era nessuno, è andato in Bundesliga e adesso ha un mercato di tutto rispetto.

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Ray Bowie ha scritto:
Ludwig, un Baggio (idem Totti, Maldini, etc) non si crea ma nasce. Puoi far crescere i Bonaventura, i Florenzi, gli Andreolli ma non diventeranno mai Baggio, Nesta e Maldini.
Il movimento deve essere rifondato dalla base, qui siamo d'accordo, ma questi limitazioni - che in realtà non sono limitazioni perché io società posso ancora prendere 17 francesi + 4 del vivaio + 4 vivaio nazionale ( 8 del vivaio che in realtà possono essere anche stranieri) - da sole non riusciranno a rivitalizzare il nostro calcio.


Ray, sono d'accordo con te quando implichi che questa misura non può essere l'unica o quella definitiva. Sono d'accordissimo che non basta.

Non sono d'accordo sul primo punto. Io non parto neanche dalla discussione di nature vs nurture (cioè nei termini del forum: talento vs costruzione). Il talento anche se esistesse e fosse rilevante come la maggior parte degli italiani credono, da un punto di vista pragmatico non è rilevante in questo mio pensiero:

il talento va sfruttato; se non hai gli impianti, i programmi di educazione etc. per poterlo sfuttare il talento può essere quello di Maradona più Pelé non uscirà. Quindi ponendo ( o anche non ) che il talento esiste, la cosa che fa la differenza, che potenzia il talento, che fa si che questo si sviluppi etc è sempre il lavoro. Siccome il talento è una qualità imponderabile - che in questo senso sfiora l'essere un concetto vuoto - è una domanda del tutto aperta in quanti dei più piccoli che giocano a calcio o anche prima avrebbero il cosiddetto talento; potrebbero essere in pochi, molti, moltissimi o anche tutti. Posto questo ragionamento la conseguenza è una sola: ottimizzare i parametri di selezione, ottimizzare la formazione, ottimizzare tutto il #@*§ di sistema formativo etc. e poi semmai verificare quanto talento c'era. Il talento lo si verifica effettivamente dal risultato, dal giocatore finito - quindi bisogna creare un sistema formativo, un filtro che si può definire "talent friendly" che fa emergere il talento che c'è.

Questo è un discorso se vogliamo biologico-pedagogico. Le mille implicazioni virtuose (socioculturali) che un sistema utile, funzionante ma anche divertente può avere su un ragazzo, una famiglia, un luogo etc. non sono neanche toccati.

Si capisce in un batter d'occho perché "se un ragazzo è forte, esce comunque" o "se un giovane e forte gioca anche in italia" sono il cancro totale.

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MessaggioInviato: dom 23 nov 2014, 0:54 
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LudwigvonFicker ha scritto:
Ray Bowie ha scritto:
Ludwig, un Baggio (idem Totti, Maldini, etc) non si crea ma nasce. Puoi far crescere i Bonaventura, i Florenzi, gli Andreolli ma non diventeranno mai Baggio, Nesta e Maldini.
Il movimento deve essere rifondato dalla base, qui siamo d'accordo, ma questi limitazioni - che in realtà non sono limitazioni perché io società posso ancora prendere 17 francesi + 4 del vivaio + 4 vivaio nazionale ( 8 del vivaio che in realtà possono essere anche stranieri) - da sole non riusciranno a rivitalizzare il nostro calcio.


Ray, sono d'accordo con te quando implichi che questa misura non può essere l'unica o quella definitiva. Sono d'accordissimo che non basta.

Non sono d'accordo sul primo punto. Io non parto neanche dalla discussione di nature vs nurture (cioè nei termini del forum: talento vs costruzione). Il talento anche se esistesse e fosse rilevante come la maggior parte degli italiani credono, da un punto di vista pragmatico non è rilevante in questo mio pensiero:

il talento va sfruttato; se non hai gli impianti, i programmi di educazione etc. per poterlo sfuttare il talento può essere quello di Maradona più Pelé non uscirà. Quindi ponendo ( o anche non ) che il talento esiste, la cosa che fa la differenza, che potenzia il talento, che fa si che questo si sviluppi etc è sempre il lavoro. Siccome il talento è una qualità imponderabile - che in questo senso sfiora l'essere un concetto vuoto - è una domanda del tutto aperta in quanti dei più piccoli che giocano a calcio o anche prima avrebbero il cosiddetto talento; potrebbero essere in pochi, molti, moltissimi o anche tutti. Posto questo ragionamento la conseguenza è una sola: ottimizzare i parametri di selezione, ottimizzare la formazione, ottimizzare tutto il #@*§ di sistema formativo etc. e poi semmai verificare quanto talento c'era. Il talento lo si verifica effettivamente dal risultato, dal giocatore finito - quindi bisogna creare un sistema formativo, un filtro che si può definire "talent friendly" che fa emergere il talento che c'è.

Questo è un discorso se vogliamo biologico-pedagogico. Le mille implicazioni virtuose (socioculturali) che un sistema utile, funzionante ma anche divertente può avere su un ragazzo, una famiglia, un luogo etc. non sono neanche toccati.

Si capisce in un batter d'occho perché "se un ragazzo è forte, esce comunque" o "se un giovane e forte gioca anche in italia" sono il cancro totale.

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Lud, hai perfettamente ragione, ma la cosa che la rende impraticabile nel nostro sistema è la parola "ottimizzazione", che cozza inevitabilmente con quella che a noi viene più naturale: compromesso.

Questa "rivoluzione" è praticamente inutile, concordo con chi vedrebbe bene una riduzione delle squadre di serie a e b ed un tetto alle rose che imporrebbe un livello medio più alto, ma per il resto limitando (o facendo finta di limitare) l'ingresso di stranieri non è di certo la soluzione e la prova che si tratta di una mossa di facciata è quel dato di 3 extracomunitari su 300 :asd


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Puntoggi ha scritto:
Lud, hai perfettamente ragione, ma la cosa che la rende impraticabile nel nostro sistema è la parola "ottimizzazione", che cozza inevitabilmente con quella che a noi viene più naturale: compromesso.

Questa "rivoluzione" è praticamente inutile, concordo con chi vedrebbe bene una riduzione delle squadre di serie a e b ed un tetto alle rose che imporrebbe un livello medio più alto, ma per il resto limitando (o facendo finta di limitare) l'ingresso di stranieri non è di certo la soluzione e la prova che si tratta di una mossa di facciata è quel dato di 3 extracomunitari su 300 :asd



Infatti :asd
Ludwig é accecato. Vabbé che spalleggia tavecchio..pero insomma é da stolti appoggiare una regola demenziale.
Le riforme serie debbono partite dal basso. Dai vivai regionali. Come in Francia. E in Germania. Bisogna che i campioni escano e non che giochino pippe solo perché é italiano.
Si pensa che forzare cosi si trovino i vari baggi e scirea. Ma é da pazzi pensare uan cosa del genere.
Adesso sarà peggio per giocare in europa. Cosi scendiamo ancora di più nella classifica UEFA. Ottima genialata.

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non ho approfondito la questione e non posso dunque avere un'opinione certa e definitiva.

dico solo che le limitazioni, le parametrizzazioni, le quote azzurre o rosa o verdi, etc, non servono mai a molto. A volte sono perfino dannose.

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Janacek ha scritto:
Puntoggi ha scritto:
Lud, hai perfettamente ragione, ma la cosa che la rende impraticabile nel nostro sistema è la parola "ottimizzazione", che cozza inevitabilmente con quella che a noi viene più naturale: compromesso.

Questa "rivoluzione" è praticamente inutile, concordo con chi vedrebbe bene una riduzione delle squadre di serie a e b ed un tetto alle rose che imporrebbe un livello medio più alto, ma per il resto limitando (o facendo finta di limitare) l'ingresso di stranieri non è di certo la soluzione e la prova che si tratta di una mossa di facciata è quel dato di 3 extracomunitari su 300 :asd



Infatti :asd
Ludwig é accecato. Vabbé che spalleggia tavecchio..pero insomma é da stolti appoggiare una regola demenziale.
Le riforme serie debbono partite dal basso. Dai vivai regionali. Come in Francia. E in Germania. Bisogna che i campioni escano e non che giochino pippe solo perché é italiano.
Si pensa che forzare cosi si trovino i vari baggi e scirea. Ma é da pazzi pensare uan cosa del genere.
Adesso sarà peggio per giocare in europa. Cosi scendiamo ancora di più nella classifica UEFA. Ottima genialata.


Jana, il mio ultimo intervento non si riferisce a questa nuova regola, che, certo, stando al tuo articolo non risolverà molto. Io ripondevo agli utenti che vedono il problema del nostro calcio come semplice momento negativo di un movimento ciclico. Non conosco le implicazioni di questa regola specifica - non saprei se veramente indica nella direzione giusta. Ma mi sembra chiaro che è molto distante dal essere la soluzione ideale e spero che sia anche distante dal essere l'unica soluzione che proporranno. Io non appoggio o non-appoggio Tavecchio... io aspetto che si faccia qualcosa. Per esempio sti #@*§ di centri federali.

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