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Tifoso
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“La Juventus rispetta le sentenze, ma è chiaro, ed evidente, che nel nostro stadio, ovvero io in casa mia nel mio salotto espongo le foto che più mi piacciono.”
Il 25 ottobre 2018, durante l'annuale conferenza stampa all'Assemblea degli azionisti, il presidente Andrea Agnelli pronuncia queste precise parole in merito alle notorie polemiche sugli scudetti 2005 e 2006 affissi in bella mostra sulle tribune dello Stadium, ribadendo il concetto che ognuno in casa propria fa quello che vuole, opinione tra l'altro ripetutamente espressa da quel 19 maggio 2010, giorno in cui venne eletto alla presidenza della Juventus.
Personalmente, pur non contando mai quei due titoli, a differenza degli juventini, ho sempre dato ragione ad Agnelli su questo discorso, in quanto quelle scritte non sono documenti di Stato ma solo materiale di legittima propaganda in una struttura privata. Sarebbe vietato esporre contenuti di richiamo all'ideologia fascista o nazista, perché proibito dalla legge, ma nessuna legge può impedire "in casa mia" lo sventolio di titoli calcistici non vinti o revocati. Volesse mostrare un milione di fantasiosi scudetti conseguiti dal Cretaceo ad oggi nessuno potrebbe negargli tale diritto, spazio permettendo.
Stessa cosa per quanto riguarda il sito ufficiale, dove ovviamente vengono conteggiati anche lì, nel personalissimo albo d'oro della Signora. Nulla di illegale, solo discutibile.
Tornando allo stadio, i primi passi concreti per dotare i bianconeri di un nuovo impianto al posto dell'orrendo Delle Alpi risalgono alla seconda metà del 1994, appena insediatasi la nuova dirigenza. Dopo otto anni di discussioni, progetti abbozzati e poi abbandonati, il 18 giugno 2002 un accordo tra il comune di Torino e la Juventus concede a quest'ultima il diritto di superficie sull'area del Delle Alpi per i successivi 99 anni al costo di 25 milioni di euro.
È il capolavoro di Antonio Giraudo, che fin dal suo approdo alla corte degli Agnelli ebbe in testa questo sogno da trasformare in realtà, in un'epoca in cui in Italia parlare di stadi di proprietà era quasi peggio che pronunciare la parola mafia.
Difatti l'8 settembre 2011, giorno dell'inaugurazione dello Juventus Stadium, Andrea Agnelli ringraziò Giraudo riconoscendogli la paternità dell'idea.
Nuova arena subito abbellita dai tricolori conquistati e appesi in balaustra, compresi i 2005 e 2006.
Agnelli ha sempre disconosciuto le sentenze di Calciopoli, rifiutando di considerare persi gli scudetti. A suo avviso fu tutta una farsa (e anche su questo non me la sento di dargli torto, come già scritto in altri articoli), però qui sorge la contraddizione: se lui ritiene quei trofei vinti sul campo onestamente, allora deve anche ammettere che i due ex dirigenti sono stati vittime di un complotto, perciò innocenti. Altrimenti, se li giudica come scarti da rinnegare (soprattutto Moggi, del quale è anche vicino di casa) deve ritirare i vessilli rappresentanti i tricolori, in quanto conquistati con i giocatori comprati dall'appestato Moggi.
L'elenco delle grandi operazioni di mercato sarebbe troppo lungo. Cito solo Nedved, convinto nel 2001 a venire a Torino per vedere i campi da golf dell'Avvocato Agnelli in gita di piacere, dato che il ceco non voleva lasciare la Lazio, e trovatosi poi inaspettatamente la folla di tifosi e giornalisti, convocati in segreto da quella volpe di Lucky Luciano a Caselle, che lo acclamavano come fosse già un giocatore juventino. A quel punto il timido Pavel non se l'è sentita di tirarsi indietro e ha accettato di "tradire" la sua Lazio.
Giusto per dirne uno, ma è evidente che le due squadre del 2005 e 2006, Del Piero a parte, erano formate dai gioielli di mercato dell'ex capostazione.

Ora, si potrebbe obiettare che effettivamente Agnelli non li ha mai ripudiati, ma i fatti dimostrano il contrario.
Come detto prima, alla cerimonia di inaugurazione dello Stadium, ringraziamento a Giraudo a parte, non c'è stato nessun altro omaggio in loro onore. Quantomeno ci si poteva aspettare che li invitasse per l'importante serata di gala, invece nulla.
Così come quando il 15 maggio 2013, riguardo l'apertura allo Juventus Museum della mostra per celebrare i 90 anni della famiglia Agnelli a capo dei bianconeri, Moggi affermò polemicamente:“Io e Giraudo non siamo andati all'inaugurazione della mostra sugli Agnelli e la Juve perché nessuno ci ha invitati. Non siamo stati invitati alla mostra come non siamo stati invitati all'inaugurazione del nuovo stadio, che era stato progettato da me e Giraudo. Gli scudetti vinti sotto la nostra guida vengono rivendicati dalla società, ma chi li ha conseguiti non viene considerato.”
Tra i padiglioni compaiono solo un trafiletto per Bettega ("Capitano di mille battaglie") e un altro di ringraziamento (ancora) a Giraudo per aver portato la Juventus alla quotazione in Borsa, avvenuta il 15 dicembre 2001, che recita "Sono questi gli anni della svolta epocale in cui il club, per volontà del suo amministratore delegato Antonio Giraudo, viene trasformato in una vera azienda".
Carino ma nulla più per chi l'ha condotta attraverso 12 anni di successi (e di risparmi per la Casa Madre). Certo, gli è comunque andata meglio che a Lucianone, nemmeno menzionato di striscio, la cui presenza nella storia juventina non sembra apparentemente aver lasciato tracce. Esclusi quei controversi titoli di campioni d'Italia, si intende.
Chissà, forse il giovane Andrea concesse il contentino della menzione al solo Giraudo in quanto uomo di assoluta fiducia del padre Umberto? Può darsi.
In ogni caso l'allontanamento tra le parti iniziò immediatamente dopo lo scoppio di Calciopoli nel maggio 2006, quando John Elkann rilasciò la famosa dichiarazione sulla vicinanza alla squadra prima della gara con il Palermo (della quale si è parlato in un altro mio articolo) e proseguì in tribunale, con l'avvocato della società, Zaccone, che tentò, senza riuscire, di scorporare l'ingombrante presenza dei due dirigenti dalla Juventus, come se avessero agito per scopi puramente personali. Quella però era una strategia giudiziaria, si poteva comprendere. Invece l'ostracismo effettuato anche dal 2010 in avanti ad opera del figlio di Umberto è palese.

In pratica Agnelli non ha mai negato di sentirsi privatamente con loro (tra l'altro come detto prima vive nello stesso stabile di Moggi), ma pubblicamente ne ha sempre preso le distanze, come se provasse vergogna per tutto ciò. Vergogna ma non di stadio e scudetti, beninteso. Quelli sono buoni sempre.
Probabilmente la questione è che Agnelli occupa sì la poltrona di presidente, ma non è il proprietario della Juventus, come erano Moratti e Berlusconi altrove. Lui in effetti è soltanto stato nominato nel 2010 dal cugino Elkann, il quale mai ha nascosto il proprio livore per Moggi e Giraudo.
Elkann deve aver raccomandato ad Agnelli di non farli più tornare alla Juventus, non certo per lavorarci ma nemmeno in visita ufficiale. E Andrea, che è la marionetta di John (il quale lo è dei poteri forti che controllano la Exor, in pratica il galoppino del galoppino) non può gestire la società come se ne fosse il padre e padrone assoluto, ma deve seguire delle precise linee-guida pur di restare in sella. Un fantoccio alla stregua di Mussolini per Hitler nel 1943, per capirci.
Ecco perché adesso vorrei chiedergli: Andrea, ma tu da che parte stai realmente?

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Cita:
E Andrea, che è la marionetta di John (il quale lo è dei poteri forti che controllano la Exor, in pratica il galoppino del galoppino)


Chi sarebbero i "poteri forti" che controllano la Exor?


Cita:
Probabilmente la questione è che Agnelli occupa sì la poltrona di presidente, ma non è il proprietario della Juventus, come erano Moratti e Berlusconi altrove. Lui in effetti è soltanto stato nominato nel 2010 dal cugino Elkann, il quale mai ha nascosto il proprio livore per Moggi e Giraudo.


E come mai Agnelli non si è fatto scrupoli di ringraziare Giraudo e non Moggi nonostante stessero al suo "padrone" entrambi sullo stomaco?
Probabilmente perché Giraudo non è mai stato condannato in via definitiva?

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MessaggioInviato: ven 29 mag 2020, 20:45 
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Poteri forti sono gli industriali, gli avvocati e i finanzieri che gestiscono la galassia Exor.

Sul ringraziamento evidentemente non era una cosa così compromettente per Elkann. Come dire, ringraziali pure oggi ma non portarmeli mai in casa.

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