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MessaggioInviato: ven 13 ott 2017, 18:27 
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Sei peggio di una zecca. Pensa alla tua squadra di #@*§.

Adidas lascia dopo 20 anni :( probabilmente subentrerà Puma.
http://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/M ... 5035.shtml


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MessaggioInviato: ven 13 ott 2017, 20:10 
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riporto semplicemente la fredda cronaca, non capisco perche ti scaldi cosi tanto...

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"Dopo aver stretto la mano a un milanista corro a lavarmela. Dopo averla stretta ad uno juventino, mi conto le dita". Avv. Prisco


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MessaggioInviato: ven 13 ott 2017, 20:12 
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Ci ha abbandonato Adidas e siamo senza sponsor.

Esser, porti sfiga!

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MessaggioInviato: ven 13 ott 2017, 20:29 
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Non vi preoccupate, tanto ci pensa eliot...

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MessaggioInviato: sab 14 ott 2017, 9:34 
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Reg. il: ven 16 apr 2010
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Ma solo io avevo letto che c'era un accordo con Adidas sino al 2023 e il Milan ha chiesto di ridurlo sino al 2019 con possibilità, per Adidas, di andar via pure un anno prima?
Non lo trovo più scritto negli articoli, ma nei primi che avevo letto era una cosa praticamente bipartisan. Ora sembra ci abbiano pisciato nel qulo.
O magari ho capito male, non so. Però ricordo di sta cosa del 2023.

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MessaggioInviato: sab 14 ott 2017, 10:27 
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Reg. il: ven 16 apr 2010
Alle ore: 23:34
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Località: Villacidro (CA)
Rimane comunque la grande opera di pseudo-sciacallaggio dei media italiani, spesso sul nulla ovviamente.
Si vede che non ci sono più Silvio e Adriano :asd


Incollo un posto degli ottimi ragazzi di ComunqueMilan:

Prima di ricominciare, riassunto della Pausa Per La Nazionale sui media, sociali e asociali:
1. il Milan sta per fallire. Questione di minuti. Non mangia le caldarroste. L'unico motivo per cui è ancora iscritto al campionato è che quest'ottobre fa caldo e pure a Milano vanno ancora i gelati;
2. Bonucci. Non solo è finito, ma ha litigato con Kessié per la maglia, con Montolivo per la fascia, con Abate per il phon, con Bonaventura perché dice che il pandoro è meglio del panettone;
3. Panettone che peraltro Montella non mangia, già allertati Ancelotti, Conte, Petkovic, Gattuso, Agroppi, Briatore, Marco Predolin che non a caso ha già cominciato a bestemmiare;
4. E non ne verrà scelto UNO, alleneranno tutti insieme;
5. Berlusconi. Casualmente, usciti un po’ di sondaggi elettorali, è tornato a esprimersi sul Milan – per un po’ ce la fa e dice le cose da pensionati di buonsenso, poi si tradisce e dice che bisognava tenere Brocchi;
6. Sconcerti. Come Berlusconi, ha bisogno di like o non gli rinnovano il posto, così torna a esprimersi sul Milan – dice che non gli piace, e che nella Juve giocherebbe terzino;
7. In generale da Vialli alla Gazzetta, giù fino a opinionisti e altri mendicanti di like tipo Linkiesta, coro di gente che lo aveva capito subito, che il Milan aveva speso male – se ne intendono così tanto che parlano dopo due sconfitte, non a luglio;
8. Come? Vialli parlava anche a luglio? Oh, ma guarda, sì: “Mi piace molto Fassone, sa muoversi, come dimostra anche la vicenda Donnarumma. Il punto di domanda è la distanza fisica della proprietà cinese: un club ha bisogno estremo di una proprietà vicina. Però sta spendendo bene, Conti è un bell’acquisto”;
9. Il Milan non rinnova con Adidas e Audi. I giocatori andranno a Milanello a piedi (scalzi) e giocheranno in ciabatte. Allertato Seedorf. Ma Puma, gli altri sponsor in arrivo? Ma che Puma, al massimo HelloKitty (...di nuovo);
10. Ah, Suso se ne va. “Ma ha appena rinnovato” “Va beh, ma che c’entra. Si sa che la squadra è una polveriera, l’anno prossimo verrà sciolta, la daranno in omaggio all’Esselunga”;
11. Ah, per il Corriere di oggi anche Donnarumma se ne va dal Milan, se non arriveremo alla Champions. Anzi, togliete il se. E togliete pure il Milan.

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MessaggioInviato: sab 14 ott 2017, 10:54 
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Sembra che effettivamente i 2/3 dell'Italia ci vogliano vedere fallire e/o deludere o comunque andare male.

Evidentemente sono contenti di un campionato in cui da anni la juve vince con la pipa in bocca e "avversarie" opinabili quali Roma e Napoli si illudono (e illudono) di poter un giorno di un futuro indefinito arrivare al loro livello.


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MessaggioInviato: sab 14 ott 2017, 13:19 
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Attualmente il Milan è settimo e non ha avuto un avvio così brillante.
Però sono passate solo 7 giornate, ergo a fine anno si potrebbe pure essere quinti o noni.
O essere falliti :asd

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MessaggioInviato: lun 16 ott 2017, 20:39 
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Milan, più rosso che nero: i pochi soldi di Mister Li

Per avere la squadra ha presentato carte che indicano un patrimonio personale di mezzo miliardo, ma le sostanze dell’uomo d’affari di Hong Kong risultano già in pegno e enti e istituzioni. Il ruolo di China Huarong

È appena arrivato ed è già a caccia di soldi. E a corto di classifica. Tra un anno esatto suonerà il gong dei debiti e Li Yonghong non ha ancora ben chiaro chi è il Milan, dove può arrivare. E i milanisti chi è il cinese, da dove arriva il denaro. Non è un mistero che Mister Li sia un mistero. Quasi come le sue miniere di fosfati. O le partecipazioni in aziende cinesi quotate, presentate come credenziali sul tavolo delle trattative ma nel frattempo evaporate in tutto o in parte. O i costosissimi bond del Milan parcheggiati alla Borsa di Vienna che in cinque mesi non hanno registrato un solo scambio. E che il 15 ottobre 2018 andranno rimborsati insieme a buona parte del debito. L’arrivo del quarantottenne finanziere del Guangdong residente a Hong Kong dal ‘94 ha scompaginato regole consolidate del calcio e della ragionieristica. Come si fa a spendere 200 milioni per la campagna acquisti dopo che ti hanno prestato centinaia di milioni al tasso dell’11%, cioè più di quanto pagherebbe di interessi un qualsiasi pensionato da 1.500 euro al mese per l’acquisto del frigorifero? Sul faraonico calciomercato e sulla sua consistenza patrimoniale il povero Li è stato messo in croce quest’estate da James Pallotta che, tra l’altro, di gestione di debiti se ne intende con la sua Roma. Silvio Berlusconi, poi, non ha avuto parole di incoraggiamento, anzi. E intanto è stata rinviata (ma non è una sorpresa) l’approvazione del bilancio al 30 giugno, un esercizio di soli sei mesi, più rosso che nero come del resto sarà anche il prossimo bilancio.

Spine e diamanti
Il punto, a sei mesi dal più faticoso closing della storia calcistica, è che il presidente-minatore è attaccato all’ossigeno dell’hedge fund Elliott di Paul Singer, tifoso dell’Arsenal. Poi tra un anno tireremo le somme e magari nel frattempo il Milan avrà conquistato la qualificazione in Champions, i milanisti avranno capito chi è davvero Yonghong, lui avrà trovato i diamanti nelle sue presunte miniere e fatto luce sulla rete di controversi affari («Ha illustrato tutto ai legali e alle controparti nella trattativa, ma è riservato, rispettate il suo understatement», dicono al Milan, glorioso club noto in tutto il mondo e insolito rifugio per chi vuole esercitare l’understatement). Intanto, debiti o non debiti, nell’acquisto del Milan — fanno sempre notare gli uomini di Li in rossonero — il businessman cinese ci ha messo centinaia di milioni «suoi» sui 740 totali di valutazione del club, cifra che tra l’altro avrebbe causato una strage di Dom Perignon in casa Fininvest. È questo delle risorse personali il valido argomento di chi non vede nulla di anomalo in un’operazione che ha una fisiologica componente di leva finanziaria. Se poi Li ha dovuto indebitarsi (300 milioni) a tassi elevati con l’hedge fund Elliott e non con una banca tradizionale, sarebbe stato solo per dribblare la stretta cinese sull’esportazione di capitali e accelerare il closing. Una sorta di prestito ponte, insomma. Ma anche uno «scherzetto» che da solo costerà 50 milioni extra tra interessi e sconti e tutto il Milan in pegno a Elliott. Tant’è che ora trapelano indiscrezioni su nuovi soci o (più probabilmente) su trattative con banche internazionali per rifinanziare il debito e togliersi il cappio al collo prima che ceda lo sgabello. Sul tavolo del negoziato il proprietario del Milan e l’amministratore delegato Marco Fassone piazzano un piano industriale particolarmente aggressivo, potenzialmente miracoloso sulle attese di ricavi in Cina (183 milioni nel 2018-2019). Intanto l’aumento di capitale estivo da 49 milioni è stato sottoscritto per 27 ma il consiglio ha una delega triennale per altri 60 milioni che mister Li non avrà difficoltà a farsi prestare.

L’enigma della lista
Poi però, stringi stringi, anche su gran parte delle dichiarate risorse personali di Li ci sarebbe il cappello della China Huarong, un gruppo pubblico di asset management che avrebbe anticipato con triangolazioni offshore parte dei capitali destinati a Fininvest. Dunque si torna al punto: il mitico «impero» dell’uomo venuto (a Milanello) da Hong Kong. Patrimonio personale di oltre 500 milioni, è stato detto e mai smentito. E in effetti dal documento riservato che lo stesso manager presentava e con cui si accreditava nella trattativa («Mr Li and his family’s assets list») ne esce una somma di asset valutati mezzo miliardo di euro. Valutati da chi, però, non si sa. E 500 milioni di patrimonio «statico», poco redditizio e probabilmente già in garanzia a Huarong, non lasciano alcun margine di manovra a chi, dopo averlo pagato 740 milioni, vuole gestire un club che brucia tra i 5 e i 10 milioni di euro al mese. E poi le sue miniere di fosfati sembrano essere come l’araba fenice. Fino al 2015 era azionista di maggioranza nella quotata Duolun, ma anche lì (con la minuscola) era tutto in pegno. Un altro asset citato nel curriculum? L’11,4% della Zhuhai Zhongfu (packaging) quotata a Shenzhen che avrebbe un valore di circa 115 milioni. Non viene precisato, però, che è un’azienda passata per una gravissima crisi, da anni non distribuisce dividendi, ha rischiato il default per il mancato pagamento di bond e il delisting per le continue perdite. Il valore oggi è quasi la metà. E poi non viene specificato che in realtà Li ha già venduto da due anni buona parte di quella partecipazione dichiarata. Chissà poi se era sua, perché quell’esatto pacchetto di azioni viene attribuito, secondo alcuni prospetti basati sulle comunicazioni alla Borsa di Shenzen, a un certo Jin Zhong Liu, numero uno della società di packaging e forse anche prestanome di Li. Rifinanziamento è adesso la parola d’ordine. Anche per smontare i 128 milioni dei bond «viennesi» al 7,7% che sono finiti in pancia (con il carico a 360 gradi di pegni e garanzie che di fatto stoppa ogni via d’accesso alternativa al credito) a un veicolo di Elliott (Project Redblack) finanziato da due impalpabili società del Delaware (Genio e King George Investments). Nel frattempo forse si capirà chi è davvero lo schivo presidente del Milan, Li Yonghong. O per chi lavora.

Fonte: corsera

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