Svizzera : 13 su 23 Enrico Turcato - Ven, 20/06/2014 - 07:20
Tredici su 23. Oltre la metà dei giocatori presenti al Mondiale della Svizzera non hanno origini del tutto elvetiche. Il trionfo della multi-etnia e della multi-culturalità, per una delle Nazionali che in Brasile può sorprendere. Non a caso è guidata da un guru del calcio internazionale come il tedesco Ottmar Hitzfeld, non a caso arriva al Mondiale come testa di serie e ha esordito positivamente battendo l'Ecuador 2-1 all'ultimo secondo. Un gruppo unito e compatto, nonostante le differenze culturali e i diversi percorsi formativi. Un gruppo che non si è fatto minimamente destabilizzare dal referendum anti-immigrazione proposto da diversi blog svizzeri e dal quotidiano tedesco Die Welt poco prima dell'inizio della rassegna iridata. Anzi, lo stesso Hitzfeld ha scelto come capitano il centrocampista del Napoli Gökhan Inler, che ha chiare parentele turche. Cinque kosovari, 2 bosniaci Nelle selezione elvetica c'è il folto nucleo kosovaro-albanese, composto dai giocatori del Napoli Valon Behrami e Blerim Dzemaili, dalle stelline Xherdan Shaqiri e Granit Xhaka e dal goleador Admir Mehmedi. Poi c'è chi ha origini bosniache, come il man of the match della prima partita Haris Seferovic, e come l'attaccante dello Zurigo Mario Gavranovi? Un naturalizzato e un «italiano» Tanti sono figli di immigrati, giunti in Svizzera per ricostruirsi una vita, come Philippe Sylvain Senderos che ha madre serba e padre spagnolo o Ricardo Rodríguez, che è nato a Zurigo da padre spagnolo e madre cilena. Tranquillo Barnetta, invece, ha entrambi i genitori che hanno origini italiane, più precisamente di Prato. E poi anche due africani, Gelson Fernandes, che è nato a Praia, la capitale e città più importante di Capo Verde, e Johan Djourou, difensore ivoriano naturalizzato svizzero. Francia e Honduras, i quarti il sogno Nell'undici titolare contro l'Ecuador c'erano però anche svizzeri «puri»: Benaglio, Lichtsteiner, Von Bergen, Drmic, Stocker. Tutta gente pronta a seguire il suo condottiero tedesco, lottando insieme ai compagni per quel sogno che alla Svizzera manca da ben 60 anni: i quarti di finale ottenuti l'ultima volta nel 1954. Prima scontro diretto per il primo posto nel girone E con la Francia, poi la sfida all'Honduras. Se si indossa la stessa maglia, l'unione fa la forza, a prescindere dal Paese d'origine.
La Francia di Madame Shiva Domenico Latagliata - Ven, 20/06/2014 - 07:20
Madame Shiva ha detto sì: la Svizzera, dopo avere già avuto la meglio sull'Ecuador, oggi batterà anche la Francia. In realtà, visto che entrambe le formazioni hanno vinto all'esordio, il risultato più probabile è un pareggio: vuoi però dare torto a un porcellino d'India dal pelo nero e con il muso bianco cui i serissimi svizzeri - per iniziativa dell'Ong Swissaid e con il commento dell'ex selezionatore della Nazionale Gilbert Gress - hanno dato il compito di pronosticare le fortune della banda rossocrociata allenata da Ottmar Hitzfeld? Insomma: se i francesi che amano le bollicine non sono d'accordo, si attrezzino. Si vedrà. Intanto, entrambe le formazioni hanno finora rispettato i pronostici ed è probabile che approdino agli ottavi di finale quasi a braccetto: per Hitzfeld sarebbe un bel commiato prima di lasciare la panchina all'ex laziale Petkovic, per Deschamps la conferma di avere riportato la Francia agli onori del mondo pallonaro dopo la figuraccia di quattro anni fa targata Domenech. È chiaro poi che dai transalpini, pur in assenza di Ribery, ci si attende sempre l'acuto più alto potendo schierare anche giocatori che ogni anno calpestano i prati più prestigiosi d'Europa e del mondo: Karim Benzema per esempio, fino a due anni fa lo sportivo francese più ricco con 13 milioni di euro l'anno, ancor più del neo campione Nba Tony Parker o dello stesso Ribery. Due gol (e mezzo: era stata sua la conclusione che ha poi portato all'autogol del portiere con tanto di storica convalida grazie all'uso della tecnologia) all'esordio contro l'Honduras lo hanno issato a uomo copertina di una delle squadre più giovani dei Mondiali (26,6 anni di età media, la terza più bassa dopo Germania e Nigeria). Eppure, fino a otto mesi fa anche in patria c'era chi lo attaccava duramente perché non cantava la Marsigliese e lo considerava sopravvalutato, essendo rimasto senza gol da giugno 2012 a ottobre 2013: 1200 minuti mal contati, pur essendo il centravanti titolare della nazionale. Poi, il gol realizzato contro l'Australia il 12 ottobre ha messo al mondo il nuovo Benzema: «È la squadra che conta, non c'è un io ma un noi. Questa Francia può andare lontano». Il forfait di Ribery per certi versi lo ha agevolato, permettendogli di spostarsi a sinistra in una zona dove ama svariare: ha colto la palla al balzo, trovato la sintonia con Deschamps e si è meritato il titolo sulla prima pagina de L'Equipe «Karhymne de France», ovvero un gioco di parole che lega il suo nome (Karim) all'inno (hymne) francese che per un guasto non si è comunque ascoltato prima del match contro l'Honduras. Stasera toccherà ovviamente ancora a lui, contratto con il Real Madrid in scadenza nel 2015 e la corte dell'Arsenal del connazionale Wenger che si fa sempre più insistente. Quanto alla Svizzera, non si affiderà soltanto a Madame Shiva ma anche alle intuizioni di Hitzfeld, capace all'esordio di ribaltare il match grazie alle reti di due panchinari di origini balcaniche quali Haris Seferovic (Real Sociedad, ex Fiorentina e Novara: adesso nel mirino del Toro) e Admir Mehmedi (Friburgo). La nuova Europa che avanza, ecco.
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