Topic contenitore che può rivelarsi interessante così come no, ma dato che oggi abbiamo sotto gli occhi archivi sterminati di musica (roba impensabile fino a 15-20 anni fa), è davvero difficile cogliere una direzione globale. Anche la critica ha inciso: oggi è meno militante, e più concentrata sul tal disco, il tal filone, il tal artista.
Fenomeni di massa che cambiano faccia alla musica rock non possono più esistere nel senso che intendiamo (la british invasion, il progressive, il punk etc..).
Eppure anche l'epoca del melting-pot totale e della globalizzazione ha qualche linea di tendenza.
L'estetica trap, per dire, è infiltrata ovunque: da cantautorato a tantissimo r'n'b da classifica. Le sonorità aggressive, l'uso abbondante del vocoder, la particolare struttura ritmica (con i "trilli", la battura sul terzo quarto) si sono infilate in settori diversi. Un "cantautore" come James Blake quest'anno ha fatto ampio ricorso a stilemi produttivi del trap. In generale, l'uso dell'elettronica come strumento per dipingere una tavolozza sonora e alterarne i caratteri (profetizzato dal genio di Eno) è sparso ovunque da tantissimo tempo. Un cantautore "classico" come Bon Iver nel disco appena uscito si muove verso l'ambient, il post-rock, con sonorità che suonano tanto legate al folk quanto avanguardistiche. Credo sia uno dei tratti salienti della musica di oggi.
L'altro è l'invasione della cultura hip hop, il suo ingresso nelle sfere della musica "colta". Solo quest'anno ho ascoltato vari jazzisti che in America godono di grandissima considerazione, musicisti veri che spesso hanno alle spalle anni di studio, che portano avanti una sorta di jazz tanto avanguardista e legato a doppio filo con certa elettronica "colta", quanto orientato all'hip hop e alla musica nera più popolare (soul, reggae, r'n'b). Si pongono molti meno problemi di noi, in tal senso. Questa non è musica di massa, ma credo stia scrivendo le coordinate del futuro. Un po' come i tanti musicisti hip hop che alzano e ampliano mezzi e obiettivi (il famoso movimento hipster hop che piace agli intellettuali e alla critica, e che dal punto di vista sonoro ha rivoluzionato le basi, le finalità e la natura del genere).
Anche negli ultimi anni, in sostanza, la musica afroamericana più popolare partorisce o evolve determinate novità, che vengono poi assorbite e rivitalizzate in contesti più forbiti, spesso "bianchi". Non è un meccanismo nuovo: Beatles, Stones, Who etc.. erano ragazzini inglesi alle prese con blues e rock'n'roll, e hanno dato una sferzata al mondo della musica europea popolare. Funk e reggae furono fondamentali per la new wave, tacendo l'influenza onnipresente di certo jazz.
Dagli anni '80 e '90 le novità dell'universo black (tecnho a Detroit, house a Chicago, hip hop a New York) hanno regalato nuovo materiale per lavorare, e il progresso di espansione prosegue ancora oggi, con forme diverse. La black-wave in voga e di cui parla tanta critica americana è una sorta di miscuglio di molte fra queste novità, messe in contesti più "alti". Una musicista jazz come Matana Roberts ha pubblicato lavori al confine fra jazz di Chicago anni '70, l'estetica post-rock e del catalogo warp (IDM), blues arcaici, il gospel. Davvero è difficile definirla.
_________________ Il buon gusto è la morte dell'arte.
Ultima modifica di Dis31012018 il sab 22 ott 2016, 14:15, modificato 1 volta in totale.
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