I 10 CONSIGLI A HIGUAIN PER ANDARE SUGLI SCOGLIImmagina di aver appena comprato l’auto dei sogni, immagina che per comprarla hai dovuto vendere la macchina che avevi prima, bella veloce e che non aveva mai dato problemi; immagina di aver speso un capitale ma sei felice perché è proprio quella che volevi. Adesso immagina che appena uscito dalla concessionaria, mentre non te la stai ancora godendo perché ci stai prendendo confidenza, pigli di liscio una curva e finisci dritto in faccia a un palo.
Non è più o meno la stessa sensazione che avete avuto leggendo di Higuain?Per fortuna tutto si è risolto con pochi graffi, ma l’idea che un giocatore da 40 milioni dopo la prima partita si stroppei sugli scogli, al di là del lato umano, nell’egoismo del tifoso, ci ha fatto gelare il sangue nelle vene.
Probabilmente Gonzalo è abituato alle spiagge oceaniche, a lunghe distese di sabbia prive di pericolo e difficilmente si sarà trovato a saltare di scoglio in scoglio o a muoversi in agilità sulle chiane di tufo coperte di insidiosissime alghe, invece noi che il primo filone per andare alla Gaiola lo facevamo già a marzo ci muoviamo con una certa agilità sul litorale roccioso del golfo.
Dalla sopracitata Gaiola agli scogli di rotonda Diaz, dallo scoglione di Marechiaro a “la Pietra” le nostre estati ci hanno trasformato in rocciatori esperti capaci di saltare di pietra in pietra senza paura di fermarci ad aiutare una ragazza in difficoltà, in grado di stendere asciugamani perfettamente in piano dove vedono un suolo sconnesso e impervio e capaci di camminare su tappeti di alghe senza la minima esitazione. Per questo, forte della mia esperienza pluridecennale, mi permetto di dare al Pipita una serie di
10 consigli, per non correre rischi sugli scogli, non solo per il rischio cadute ma anche per tanti altri pericoli cui andiamo incontro.
10) CALZATURE – So che gli infradito sono molto belli e alla moda ma quelli vanno lasciati agli esperti, dopo l’infradito c’è solo lo zoccolo di legno tipo Pescura (o imitazioni) e poi potrai ritenerti un guru della camminata su scogli, ma per il momento se proprio non vuoi affidarti a quegli orrendi sandaletti di gomma traslucida (che sono l’ideale) mettiti un paio di scarpe da ginnastica con la suola di gomma, magari quelle dell’anno scorso – che è peccato sciupare quelle buone. Alcuni le usano anche per tuffarsi, ma rende poi scomodo nuotare (ma sono comode per la risalita), infine evita di andare scalzo altrimenti alle prime alghe finisci a piedi in aria senza manco avere capito che è successo.
9) NON CORRERE! – Le nostre mamme lo urlano di default, alcuni lidi hanno una voce registrata che lancia l’urlo “Non Correre!” ogni 15 minuti per risparmiare la fatica alle mamme. Se le nostre genitrici lo urlano per una grande quantità di motivi, sugli scogli questo ammonimento ha un suo motivo specifico: se corri su un chiana di alghe finisci dritto a terra, non c’è scarpa che tenga, e se affianco alle alghe ci sono cozze o altri molluschi bivalvi avrai l’aspetto di chi ha combattuto contro una 15na di gatti, graffi ovunque e dolore diffuso.
8) STENDERE L’ASCIUGAMANO – Stendere l’asciugamano sugli scogli ha un ché delle discipline meditative orientali, c’è bisogno della calma interiore e della pazienza dei cultori dei giardini ZEN. Questo è il momento in cui riconosci chi non è abituato agli scogli, magari con un po’ di agilità non ha problemi a camminarci, ma quando deve stendere l’asciugamano non sa scegliere lo scoglio, non calcola il vento, non guarda fino a che altezza gli scogli sono bagnati dalle onde e non studia l’inclinazione per capire da che lato mettersi con la testa, tutti gesti che gli esperti fanno in un solo sguardo. Il risultato sarà che non si stende ma si siede e per orgoglio dirà che preferisce stare così anche se tornerà a casa con il mal di schiena e mezzo intossicato e il giorno dopo ti propone di andare a un lido.
7) TUFFI E BENI PERSONALI - Uno dei pericoli principali per i propri beni personali sono i tuffi. Se non vuoi passare mezz’ora con la maschera cercando collana, anello, braccialetto o orologio mentre la gente ti si tuffa in testa, o devi lasciare tutto alla ragazza, o li metti nelle scarpe e chiedi a qualcuno di guardarteli o, se proprio non puoi fare a meno di tenere la collanina, mettitela in bocca mentre ti tuffi di testa, negli anni ’90 era un gesto che faceva sempre colpo.
6) TUFFI E SALUTE – Di solito dagli scogli c’è una regola semplice che vige: dove si tuffano gli altri ti puoi tuffare pure tu, significa che il fondale è profondo abbastanza da non toccare col #@*§ a terra se fai il cufaniello o da aprirti il cranio tipo noce di cocco se ti tuffi di testa. Se non sei sicuro dei tuoi mezzi non rischiare né la capriola né il tuffo di petto, schienate e panzate sono dietro l’angolo, e oltre al dolore devi aggiungere una figura di #@*§ con tutta la spiaggia.
5) RISALITA – Dopo il tuffo, una bella nuotata e un bagno che si rispetti, devi necessariamente risalire sugli scogli, a meno che non ti fai venire a prendere dalla Guardia Costiera. Qui i rischi aumentano per un semplice motivo: sei scalzo. A meno che non hai i tuoi orrendi sandaletti traslucidi o le scarpe da ginnastica ai piedi, o ti fai lanciare le scarpe da un amico (che ovviamente sarà il simpaticone di turno e te le lancia a 300 metri) oppure, prima di tuffarti, le metti vicino al luogo di risalita con i rischio che un’onda te le porti. Per la risalita vale la stessa regola del tuffo: guarda gli altri, ci sarà sempre qualcuno più esperto di te che conosce i sentieri di risalita, basta osservarli e imparare per evitare pericoli. Se c’è risacca sfrutta l’onda per darti lo slancio, il ritorno dell’onda ti butta di nuovo giù.
4) LA DIGESTIONE – Non credo che El Pipita sia tipo da portarsi il gattò di patate nel ruoto di alluminio sugli scogli, però magari se va con Insigne è capace che glielo portano, in tal caso hai due scelte per evitare la tanto temuta congestione: o aspetti le fatidiche 2 ore per le quali tanto abbiamo penato da bambini, o ti butti subito e inizi la digestione a mare; io ho sempre optato per la seconda ipotesi e non ho mai avuto problemi, sicuramente è meglio perché altrimenti le due ore non passano mai.
3) LE COZZE – Se non sei uno che fa le cozze guardi sempre con curiosità quelli che fanno le cozze, ti chiedi se non gli fanno schifo o se non si pigliano le malattie, finché non ti capita di parlare con uno di loro che ti spiegherà che le cozze di scoglio hanno tutto un altro sapore, ne bastano due-due per fare un sughetto e che una volta pulite, prima le fai bollire per aprirle, poi le salti nell’olio con aglio e al massimo due pomodorini e con la doppia cottura muore ogni vibrione. Se questa spiegazione ti convince hai due soluzioni: fare le cozze come le signore di una certa età, sedute o accovacciate sugli scogli le raccolgono a mani nude, in questo devi fare attenzione a non graffiarti le dita e alle onde improvvise; oppure come i veri uomini, con maschera e coltello e fai “le cozze di profondità” massimo 2 metri, ma si trovano quelle più grosse e qui devi fare molta attenzione a onde e correnti perché rischi di finire negli scogli.
2) IL PESCATORE – Un po’ per passione un po’ per la voglia di farsi una zuppa di saraghi di circa 10 cm sugli scogli, anche quando sono affollatissimi, trovi sempre almeno un pescatore che con canne, valigetta, secchio con esche e pastura e armamentari vari si diletta in questo simpatico hobby. La regola è semplice: STAGLI LONTANO! Se ti metti vicino a lui dovrai sentire un odore misto di pastura (pane e formaggio sereticcio nella migliore delle ipotesi), pesci moribondi al sole, gamberi infracitati da usare come esca oltre a quello delle ascelle del pescatore che è al sole da 6 ore. Al confronto la Solfatara è un fresco collutorio alla menta. Inoltre non puoi scendere a mare perché, visto che gli spaventi i pesci, il pescatore per cazzima ti mette la lenza dove devi risalire e rischi di appizzarti con gli ami e, dulcis in fundo, nonostante voglia darsi l’aria da lupo solitario il pescatore ha una gran voglia di raccontarti tutta la sua vita e devi trovare una scusa per andartene quando attacca bottone.
1) LA DONNA D’ALTRI – Siamo un popolo passionale, siamo gelosi, non ci sono mezzi termini e uno sguardo di troppo può far nascere una rissa con la stessa facilità di un fallo su Aronica. Non importa che stando in costume viene naturale guardarle, non importa se hai posato per caso lo sguardo su di lei o se in realtà non la guardavi neanche ma avevi solo gli occhi in quella direzione, se vieni scoperto il rischio che qualcuno si alzi urlando “
Staiuaddannauaglionamì?” è piuttosto elevato. In tal caso è bene avviare le trattative di pace immediatamente, oppure chiamare Reina, Zapata, Behrami e Armero con il crick di una Simca 1000 da usare come deterrente bellico. Altra cosa da evitare è di schizzare la ragazza di un altro quando ti tuffi a cufaniello, ma qua i rischi sono minori.
Sperando che nonostante l’estate sia agli sgoccioli questo piccolo vademecum possa tornare utile, e soprattutto sperando che la testa di Higuain serva per colpire il pallone e non gli scogli, godiamoci questi bagni e godiamo El Pipita sempre forte e sano!
Paolo “Sindaco” Russo
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