Free però continui a ribaltare i miei concetti, come se io fossi qui a pontificare cosa è valido e cosa non lo è, come se io stabilissimi che l'intrattenimento intelligente non è valido (quando mai? Ho scritto il contrario!), come se mi ponessi sul piedistallo.
Forse mi spiego male io ma non sto categorizzando il valore di queste opere in termini assoluti, non sta scritto da nessuna parte che un approccio alla Tarantino o alla Nolan (due registri straordinari) o anche alla Sorrentino (ritenuto ovunque un gigante eh) sia minore, sbagliato, meno valido. Davvero, non lo penso e non è così, e d'altra parte io davvero non sono nessuno e non posso stabilire simili graduatorie di valore.
L'unica cosa che intendo dire - forse male - è che mi piacerebbe vedere
anche un cinema con ambizioni diverse. Non maggiori o minori, ma diverse in termini di analisi personale, sociale, storica ed esistenziale.
Va benissimo ogni genere di proposta, spero di rivedere più proposte anche di questa natura di portata e profondità diverse, o di riscoprirle io, sicuramente ci sono e sfuggono a me
Intrattenimento e ricerca non si escludono peraltro, hai ragione, anzi un bel film di regola fa entrambe le cose, perché se è un pacco tale rimane pur con tutta la profondità del mondo. Diciamo che in alcuni grandi registi attuali io vedo prevalere solo la dimensione post-modernista e ludica.
Forse si tratta solo di temi fuori moda, io sono io limitato: cerco un modo di affrontarli che nel cinema attuale trova poco riscontro.
Arancia Meccanica ovviamente è anche intrattenimento - come ogni grande film, e intrattenere bene è difficilissimo eh! - ma non solo. Sfido chiunque a uscire dal cinema dove l'hanno proiettato e a pensare (come si può dire di un Kill Bill) "Kubrick voleva divertirsi e spargere un po' di sangue". Kubrick - con una tecnica e una maestria inarrivabili, con idee geniali in serie in ogni aspetto - scava dentro la società e anche la persona. Indaga il rapporto fra potere e vittime. L'uso scientifico della violenza e il suo ruolo nelle relazioni sociali e interpersonali. Si interroga sull'esistenza di questa famigerata libertà di scelta. Lo fa esasperando concetti, forme, persino linguaggio e ambientazione. Si interroga sull'uso della violenza legalizzato. Questo sconcerta, spaventa, mette a nudo, costringe a interrogarsi.
Tarantino non lo fa e non vuole farlo, ma non perché non sia bravo: è tecnicamente altrettanto straordinario o quasi. Ma vuole fare altro: lo dice lui stesso, Pulp Fiction. Rimodellare e riassemblare idee, spunti, generi, interessi etc.. aggiungendoci un po' di sensazionalismo che rovescia la prospettiva - la vittima diventa un vendicatore di una violenza inaudita, e Quentin indugia su un certo sadismo, sul dolore inflitto quasi a mo' di punizione e in modo rivoltante, il sangue scorre sempre a fiumi. Più che indagare grandi temi, vuole raccontare singole storie - e lo fa divinamente. Vuole divertire e insieme sbalordire da mille punti di vista. È un fenomeno, l'intrattenimento elevato a genio puro. Sono d'accordo. Questo è lo specchio dei gusti nel nostro tempo, e va benissimo, sono io a essere un po' fuori tempo