ciccio graziani ha scritto:
epico ha scritto:
Ho preso l'autobiografia del Trap , si narra di un Trap letteralmente in preda al panico i giorni prima di affrontare L'Amburgo , voleva anche mettere un difensore di fascia in piu' e ne parlo' con Boniperti che lo dissuase .
Mossa sensata a mio avviso perché le squadre italiane erano disabituate a trovare dinanzi undici disposti a zona, con due terzini che spingevano come stantuffi sulla fascia. Per questo motivo le squadre italiane, specie in trasferta, giocavano spesso con un mediano o addirittura un terzino a "marcare" il terzino avversario più pericoloso.
Secondo Sconcerti la differenza tra Bearzot (e Vicini) e gli altri tecnici di club italiani stava nel fatto che questi era abituato a preparare partite internazionali mentre i secondi erano abituati a ragionare "all'italiana", a preparare le partita europee come fossero una di Serie A. La spiegazione mi lascia soddisfatto a metà: verso la fine degli Anni 80 squadre come il Napoli di Maradona giocavano ancora con canovacci tipicamente italianisti e i risultati in Europa non tardarono ad arrivare.
Per la verità tra il periodo di Juve-Amburgo e il periodo che va dall'88 in poi ci passano "nominalmente" 5 anni anni, ma in realtà un'era geologica: per Juve-Amburgo (ma anche Roma-Liverpool dell'anno dopo, benché Liedholm fosse notoriamente "avanti" rispetto a tutti gli allenatori della serie A dell'epoca...) tendo a concordare con Sconcerti.... L'82/83 fu il primo anno dell'introduzione del "secondo straniero", e la vittoria della nazionale in Spagna canonizzò ancora di più lo stilema del "calcio italiano" catenacciaro e vincente..... Nessuno si sarebbe mai sognato di apportare modifiche a un sistema di gioco che si (auto)considerava (in quel momento....) invincibile.....
Tuttavia nei 2-3 anni successivi accadono alcune cose che fanno cambiare opinione: intanto un paio di stagioni veramente DISASTROSE delle italiane nelle coppe, col Milan passato proprio in quell'anno a Berlusconi che si fa buttare fuori dal Waregem, il Napoli di Maradona dal Tolosa, la Juve che le busca da un non irresistibile Barcellona (fallendo la rimonta al ritorno nel famoso "show" - si fa per dire... - di Pacione), seconda cosa il "doppio straniero" di cui sopra comincia a "instillarsi" nelle radici cambiandone qualche fondamenta.... Accade così che verso la fine del decennio, quando tra l'altro gli stranieri cominciano a diventare TRE, si cambia l'approccio alla partita.... in primis col Milan, che con Sacchi praticava un gioco "all'Olandese" in terra Italica (e per questo provocando gli strali dell'immancabile Gianni Brera, che "stigmatizzò" l'"eretico" Sacchi fino a un minuto prima della finale di Barcellona....), poi anche col Napoli ed altre squadre che trionfarono negli anni successivi, dominando per un triennio fino alla famosa finale persa dalla Samp col Barcellona ai supplementari.... Sul Napoli c'è da dire che si, continuava a giocare "all'italiana", ma con un certo Maradona e pure Careca e Alemao diciamo che non era così "impossibile" vincere.....