Il coraggio di cambiareAdesso che ha vinto e stabilito una serie di record formidabili, la Juve sente chiara la sensazione di aver chiuso il primo grande tratto di strada. È difficile pensare a cambiare quando si è fatto un centinaio di punti e nessun avversario è mai riuscito a rimanerti vicino. È difficile, ma necessario. Lo scorso anno la Juve pagò in Europa la mancanza di fisicità di Vucinic e Giovinco. Eppure aveva vinto il campionato e fatto una Champions migliore. Ma il limite era chiaro ed è stato cancellato dall’arrivo di Tevez e Llorente.
Ora serve di nuovo qualcosa di più. Che cosa? Partiamo da una domanda: chi può crescere ancora nella Juve di oggi? Non Tevez, ha già dato molto. Al massimo può confermarsi. Non Pirlo, non la difesa, piena di giocatori d’esperienza, molto affidabili ma non previsti ad un miglioramento tecnico. Non Isla, che ha dei limiti. Non Padoin. Non Buffon. Forse Vidal dentro una stagione con meno fastidi fisici. Forse Llorente che ha però già fatto molto. L’unico con un serio margine di miglioramento è Pogba. È certamente un giocatore diverso, con doti assolute e in forte crescita. Può bastare? Proviamo adesso una seconda domanda: la Juve è già completa così come dicono i suoi successi? Anche qui la risposta è no. La Juve ha utilizzato in tutto 25 giocatori ma si è basata su 15-16. I veri ricambi di Conte sono stati Caceres e Ogbonna per la difesa, con Ogbonna non sempre convincente; poi Marchisio per il centrocampo e uno tra Giovinco e Vucinic in attacco. Siamo lontani da una squadra completa.
Questo è un limite non replicabile. È qui che sono avvenuti i danni collaterali della stagione quando le partite si sono raddoppiate e la stanchezza ha tolto velocità. Terza domanda, più lontana ma importante: c’era quest’anno un’altra Juve a disposizione? Un altro schema, un altro modo di fare la partita anche dentro la stessa partita? Per la terza volta la risposta è no. La Juve poteva giocare solo con il suo schema base. Questo per conservare la solidità trovata e per i timori di Conte a portare cambiamenti non avendo giocatori adatti nella rosa. Ma per una grande squadra, per un livello europeo che è urgente ed è tutto sommato a pochi passi, questo è ancora un grosso limite. Sono mancate due ali vere che saltassero l’uomo senza dover arrivare sul fondo sempre solo attraverso passaggi. È mancato in genere un giocatore di centrocampo capace di fantasia e agilità.
Queste tre risposte dicono che la Juve ha bisogno di nuovi innesti soprattutto nella rosa, giocatori che portino il vantaggio di una sorpresa. Era nello stile di Trapattoni e Lippi, di cui Conte è figlio, non giocare in tanti e completare la squadra con riserve che sapessero rimanere senza polemiche in panchina. Ora i tempi sono cambiati, sono aumentate le partite, la qualità degli avversari, il peso complessivo di una gara. Ma accanto ai due-tre innesti che devono pesare come i titolari (un’ala, un centrocampista agile e una riserva vera degli attaccanti), serve un giocatore di livello internazionale che sia quasi un segno di riconoscimento. Tevez, per questo, non basta. Serve un fuoriclasse da vecchia Juve, uno Zidane, un Boniek, un Tardelli. Serve la consacrazione di Pogba. E un’ultima cosa, la più importante: che Conte non perda la rabbia e Pirlo se stesso. Questi tre scudetti consecutivi sono soprattutto loro.
Mario Sconcerti
Dopo tutto questo segnalo cmq la necessità di almeno un grande difensore, non necessariamente di nome, ma da trovare in qualche modo.