Si sa, difficile confrontare due calciatori di epoche diverse, specialmente tra uno della nostra epoca ed un altro dell'era pre-Bosman. Discorso veramente lungo da affrontare, cerco di riassumerlo il più possibile.
In primo luogo, parliamo di un calcio giocato con regole diverse. Se fino agli anni 90 ai difensori era concesso un gioco più ruvido, oggi c'è molta meno tolleranza sotto questo aspetto. Anche la regola del retropassaggio al portiere ha reso più difficile la vita ai difensori, ma è un dato di fatto che nel corso degli anni, a livello regolamentare, si sia cercato di favorire il calcio offensivo. Tanto per fare un esempio vicino a noi, nella Serie A degli anni 80
lo 0-0 era un risultato piuttosto frequente e nel 1988 a Diego Maradona bastarono 15 gol per aggiudicarsi il titolo di capocannoniere.
In secondo luogo, la sentenza Bosman ha avuto effetti dirompenti. In pratica si è passati da un calcio con una marcata connotazione nazionale ad uno, viceversa, caratterizzato da un ampio respiro internazionale. I limiti al tesseramento di calcatori stranieri contribuivano ad un riequilibrio delle rose, tanto che la Coppa dei Campioni a cavallo degli anni 80 e 90 poteva essere vinta da squadre come Steaua Bucarest, PSV Eindhoven o Stella Rossa. Impensabile al giorno d'oggi. Ma anche tornando alla realtà italiana della Serie A degli anni 80, non era insolito veder soffrire una squadra di vertice su campi di provincia. Tanto per tornare alla nostra Serie A, ad esempio, il Napoli di Maradona un mese prima di laurearsi campione strappava uno 0-0 sul campo del pericolante Empoli e una settimana prima del titolo era costretto a rimontare lo svantaggio a Como per tornarsene a casa con prezioso 1-1. Questo è uno dei motivi per cui apprezzo tanto il calcio delle nazionali, proprio perché rimescola le carte in maniera così sfacciatamente anacronistica.
Inoltre, le carriere dei calciatori si sono allungate tantissimo, ma questo vale un po' per tutti gli sport, penso al tennis di oggi dove abbiamo esempi come Federer, Nadal o Djokovic mentre in passato, raggiunti i 10 anni di carriera, un tennista era ormai considerato fuori dal giro. Un calciatore alla soglia dei trent'anni negli anni 80 se strappava un contratto biennale era già grasso che colava, figuriamoci un triennale. Rispetto ad oggi proprio un altro mondo.
Per questo non trovo corretto giudicare due fuoriclasse di epoche diverse su parametri quali il numero dei gol o la longevità, troppo differenti i contesti.
La discussione andrebbe basata sulle caratteristiche tecniche, la capacità di essere decisivi nei momenti che contano, il peso specifico all'interno della propria squadra e, soprattutto, l'impatto e la considerazione che questi campioni hanno avuto a livello di tifoseria, stampa, opinione pubblica, e l'impronta lasciata nella loro epoca calcistica, ma per questo aspetto diventa necessario aver vissuto al tempo del fuoriclasse in oggetto o, in alternativa, essersi documentati a fondo consultando filmati di trasmissioni televisive o articoli di giornali dell'epoca.
In merito al confronto in esame, mi astengo dal fornire un giudizio definitivo essendo in palese conflitto di interessi sentimentale a favore di Van Basten, non saprei essere obiettivo. Diciamo che, come sintetizzato in precedenza, l'olandese si fa preferire per la tecnica pura, l'eleganza e credo che per l'intelligenza tattica, mentre il portoghese è fenomenale per lo strapotere fisico, la polivalenza e la capacità di abbinare una tecnica eccellente ad una velocità supersonica.
Entrambi comunque possono essere considerati due giocatori "epocali". Il resto sono gusti.