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 Oggetto del messaggio: Italia vs. Germania vs. Brasile
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 Oggetto del messaggio: Italia vs. Germania vs. Brasile
MessaggioInviato: ven 7 lug 2017, 15:54 
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Di Ludovicus de Fickerus
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"tutto ciò che è vero, è semplice, chiaro e geometrico"


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Introduzione
La verità dei pensieri contenuti in questo posting, mi sembrano intoccabili e definitivi. Sono tuttavia del avviso di aver risolto tutti problemi più centrali nel eterno conflitto calcistico tra l'Italia e la Germania, o in altre parole: tra il bene e il male.


1.1. La Germania è debole con i forti
1.2. La Germania è forte con i deboli
1.3. La Germania è una squadra forte.
1.4. Da questo si deducono molti successi tedeschi e in particolare i successi ed il margine dei successi al mondiale 2014.

2.1. L'Italia è debole con i deboli
2.2. L'Italia è forte con i forti
2.3. L'Italia è una squadra forte.
2.4. Da questo si deducono molti non-successi italiani ed in parte anche il fallimento al mondiale 2014.

3. L'Italia quindi vince sempre contro la Germania.

4.1. Quando la Germania non viene data come favorita, tendenzialmente non è una favorita.
4.2. Quando la Germania non viene data come favorita, tendenzialmente non va lontano.
4.3. Per questo gli storici del calcio tendono a preferire la Germania al Italia, perché storicamente - nei numeri - è una squadra più vincente del Italia.
4.4. Chi ritiene la Germania storicamente superiore all' Italia dice qualcosa di corretto - ma non dice qualcosa di vero.
4.5. Chi si attiene alla semplice storia non ha facoltà di giudizio.
4.6. Chi ha facoltà di giudizio quindi tende a non esaltare il ruolo della Germania nel calcio.
4.7. Chi ha il senso del vero e del giusto tende a non tifare Germania.

5.1. Quando l'Italia non viene data come favorita - diventa automaticamente una favorita.
5.2. Quando l'Italia viene data come favorita, cessa automaticamente di essere una favorita.
5.3. Per questo gli storici del calcio tendono a sminuire l'Italia, perché storicamente - nei numeri - è una squadra meno vincente della Germania.
5.4. chi ritiene l'Italia calcisticamente superiore alla Germania dice qualcosa di vero - ma non dice qualcosa di corretto.
5.5. Chi ha facoltà di giudizio non si attiene alla Storia.
5.6. Chi ha facoltà di giudizio tende a non sminuire il ruolo del Italia nel calcio.
5.7. Chi ha il senso del vero e del bene tende a tifare Italia.

6.1. La Germania non si ferma a risultato aquisito - quando non fa soffrire non è felice.
6.2. Essendo la Germania una squadra forte, vince molte partite con una differenza reti alta.
6.3. Essendo la Germania una squadra forte, quando vince contro un altra squadra forte, lo fa tendenzialmente quando l'altra squadra è meno forte del solito e vince con una differenza reti alta.
6.4. La mentalità tedesca si mostra nel suo massimo splendore contro le insidie del avversario debole e della situazione di gioco facile.
6.5. L' Italia si ferma a risultato aquisito - quando non soffre non è felice.
6.6. Essendo l'Italia una squadra forte, vince molte partite con una differenza reti bassa.
6.7. Essendo l'Italia una squadra forte, quando vince contro un altra squadra forte, lo fa tendenzialmente quando l'altra squadra è al suo solito e vince con una differenza reti bassa.
6.8. La mentalità italiana si mostra nel suo massimo splendore contro le insidie del avversario forte e della situazione di gioco difficile.
6.9. Esporre tutta la propria forza contro un debole è il male; Esporre tutta la propria forza contro un forte è il bene. (Vedi 5.7. )

7. Il bene vince sempre contro il male. (Vedi 3.)

8.1. La Germania è – vista la sua caratteristica principale – molto costante contro avversari inferiori
8.2. Essendo la Germania una squadra oltre la media, ad un torneo incontra più spesso squadre più debboli che squadre più forti.
8.3. La Germania ha quindi un rendimento ai grandi tornei di successo e si contraddistingue per costanza in questi successi.
8.4. Considerando questo profilo – (8.3) - la Germania tende a non impressionare chi sa giudicare – veramente - (4.6) e ad essere esaltata da chi è orientato – correttamente - ai risultati e al datum storico.
8.5. Se la Germania vince un torneo, si tratta tendenzialmente di un torneo dal cammino facile
8.6. Se la Germania non vince un torneo – esce agli scontri diretti contro avversari più forti.

9.1. L'italia è – vista la sua caratteristica principale – tendenzialmente poco costante contro avversari inferiori.
9.2. Essendo L'italia una squadra oltre la media ad un un torneo incontra più spesso squadre più deboli che squadre più forti.
9.3. L'Italia ha quindi un rendimento ai grandi tornei di successo ma si contraddistingue tendenzialmente per incostanza in questi successi.
9.4. Considerando questo profilo – (9.4) – l'Italia tende a non impressionare chi è orientato – correttamente – ai risultati e al datum storico e ad essere esaltata da chi sa giudicare veramente.
9.5. Se L'italia vince un torneo, si tratta tendenzialmente di un torneo dal cammino difficile
9.6. Se l'italia non vince un toreno – esce ai gironi contro avversari meno forti

10.1. Il movimento calcistico tedesco è caratterizzato dallo spirito del ottimizzazione e dal autocoscienza.
10.2. L'autocosicenza è autocritica in atto ed è indipendente - nel bene e nel male - dal risultato aquisito. Ciò che conta è la propria performance misurata alle proprie potenzialità.
10.3. La autocoscienza tedesca avviene a forma di selezione nei modi di 'monitoraggio' e 'confermazione'. L'applicazione è costante, critica ed universale.
10.4. L'autocritica tedesca è problematica, cioè tendenzialmente più orientata verso il futuro e meno verso il passato.
10.5. Il progetto tedesco è orientato a se stesso. L’ideale è un ideale costruito con volontà intriseche e senza una fine raggiungibile. Il fine irraggiungibile è l’oltrepassamento di se stessi.
10.6. Il calcio tedesco è caratterizzato quindi dal ordine sistematico e dalla disciplina giornaliera, dalla previsione e dalla programmazione e sportivamente parlando dal rendimento costantemente al massimo.
10.7. Il rendimento costantemente al massimo in combinazione con un approcio olistico e una motivazione rivolta verso se stessi più che verso la vittoria, tende ad andare pari passo con un rigore tattico ridotto. Ecco spiegato il paradosso tra un movimento calcistico iper razionalizzato e dal altro lato un tatticismo tutto sommato ridotto e permissivo.

11.1. Il movimento calcistico italiano è caratterizzato dallo spirito di efficienza massimale e dalla speranza.
11.2. La speranza è autocritica potenziale ed è orientata – nel bene e ne male – al risultato. Ciò che conta è il risultato ed è il risultato a dare la misura delle proprie potenzialità.
11.3. L'autocoscienza italiana avviene a forma di elezione e nei modi di 'rivelazione' e 'riconoscenza'. L'applicazione è costante, fedeistica e privileggiata.
11.4. L'autocoscienza italiana è apologetica, cioè tendenzialmente più orientata verso il passato e meno verso il futuro.
11.5. Il progetto italiano è orientato ad altri. L'ideale è un ideale costruito con volontà estrinseche con una fine raggiungibile. Il fine raggiungibile è la vittoria.
11.6. Il calcio italiano è caratterizzato quindi dalla disordine sistematico, dalla poca disciplina giornaliera, dalla retrospettiva e dal avventura (la non-programmazione) e sportivamente parlando dal rendimento altalenante.
11.7. Il rendimento altalenante in combinazione con un approcio specializzato e una motivazione rivolta verso la vittoria più che verso se stessi tende ad andare pari passo con un attenzione tattica sproporzionata. Ecco spiegato il paradosso tra mancanza di disciplina, previsione e programmazione e dal altro lato un ipertrofia tattica compensatoria.

12.1. Il calciatore tedesco è sradicato. Conosce il mondo, appartiene in primis al mondo.
12.2. Il calciatore tedesco si interessa al collettivo ; è un giocatore di sistema (squadra) – col permesso di abbandonare il sistema (squadra/tattica) quando lo ritiene opportuno.
12.3 Siccome il calciatore tedesco appartiene al mondo, conosce il mondo e non conosce la germania. Tende ad esaltare la germania contro il mondo.
12.4. Il giocatore tedesco, proprio perché inter-essato ed appartenente al mondo, tendenzialmente non è tedesco.
12.5. Il giocatore tedesco tendenzialmente non canta l’inno. Davanti al mondo che lo osserve, diventa ciò che realmente è: un cittadino del mondo, scradicato e senza palle.

13.1. Il calciatore italiano è radicato. Non conosce il mondo, e appartiene in primis all'italia. (o al suo luogo di nascità).
13.2. Il calciatore italiano si interessa a se stesso ; è un giocatore individualista – con la necessità di entrare in un sistema rigido (squadra/tattica), quando fattori esterni lo costringono.
13.3. Siccome il calciatore italiano non appartiene al mondo, non conosce il mondo, conosce l’Italia. Tende ad esaltare il mondo contro l'Italia.
13.4. Il giocatore italiano perché inter-essato ed appartenente all'italia, tendenzialmente è italiano.
13.5. Il giocatore italiano tendenzialmente canta l’inno. Davanti al mondo che lo osserve, diventa ciò che realmente è: un cittadino italiano, radicato e con palle quadrate.


14.1. Il tifoso tedesco è sradicato. Conosce il mondo ed appartiene in primis al mondo. (Anche e sopratutto senza saperlo)
14.2. Il tifoso tedesco si interessa al collettivo. Ha una grande capacità e volontà nel inserirsi nel gruppo ed è suscettibile alle dinamiche di massa.
14.3. L'interesse del tifoso è di portare avanti la Germania
14.4. In situazioni di crisi contribuisce ad una soluzione oggettiva del problema oggettivo. (Esempio: Mehmet Scholl, che dopo la storica vittoria contro l'italia critica ferocemente il gioco tedesco. Esempio dal forum: LudwigvonFicker che non fa altro che lamentarsi.)
14.5. Il tifoso di calcio tedesco, conosce il mondo, sa di essere Tedesco, pur appartenendo principalmente la mondo, quindi il suo interesse è rivolto alla Germania.
14.6. Il tifoso tedesco vive nel collettivo problematizzato, quidni nel presente. Non ha prospettiva storica. Non conosce la storia del calcio.
14.7. Essendo il suo interesse primario il collettivo tedesco, il suo giudizio storico è tende ad esaltare i giocatori tedeschi e a disinteressarsi e ad abbassare i giocatori non-tedeschi. Per questo tra i nomi nelle Liste Best-Of di tutti tempi figurano sempre diversi tedeschi.
14.8 Lo storico Tedesco è tendenzialmente capace di esaltare qualunque pippa tedesca pur di non dover esaltare un giocatore del passato, che non conosce. Quest'ultimo non è tedesco e quindi non aiuta la causa tedesca.

15.1. Il tifoso italiano è radicato. Conosce l’italia ed appartiene in primis all’italia. (Anche e sopratutto senza saperlo)
15.2. Il tifoso italiano si interessa di se stesso. Ha una grande capacità e volontà di distinzione dal gruppo ed è suscettibile al bastian-contrarismo.
15.3. L’interesse del tifoso è di portare avanti se stesso.
15.4. In situazioni di crisi si ritira con un apologia soggettiva di un problema oggettivo. (Esempio : Marco Travaglio, che sostiene di non tifare Italia perché l’allenatore è Conte. Esempio dal forum : Un buon terzo degli utenti per campanilismo)
15.5. Il tifoso di calcio italiano non conosce il mondo, non sa di essere italiano, pur appartenendo principalmente all’italia, quindi il suo interesse è rivolto al mondo.
15.6. Il tifoso italiano vive nel egoismo apologetico, quindi nel passato e nel futuro. Non ha il senso del presente. È un 'esperto' di storia del calcio.
15.7. Essendo il suo interesse primario il distinguersi come individuo, il suo giudizio storico tende ad esaltare i giocatori non-italiani e disinteressarsi ed abbassare i giocatori italiani. Per questo su un forum di calcio ci sono sempre diversi utenti pronti a criticare un giocatore italiano "universalmente" riconosciuto come tra i più forti, c'è sempre.
15.8 Lo storico italiano è tendenzialmente capace di esaltare qualunque sagoma del passato che non ha mai visto giocare, pur di non dover esaltare un giocatore italiano. Quest'ultimo è italiano e quindi non è utile allo scopo di distinzione in Italia.




Da completare.

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 Oggetto del messaggio: Italia vs. Germania vs. Brasile
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Mancano osservazioni sul Brasile però, attendo Sua cortese integrazione.

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Gentile Francè..sarà difficile integrare il brasile però...
Però farò un piccolo addendum.

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 Oggetto del messaggio: Re: Italia vs. Germania vs. Brasile
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Francesco82 ha scritto:
Riassumendo.

Germania
Punti di forza: numero sterminato di grandi/ottimi giocatori, capacità di programmazione unica e "futurista", continuità spaventosa, capacità di compensare limiti individuali sempre e comunque, straordinari dal punto di vista agonistico.
Limiti: se presi di sorpresa vanno quasi sempre in difficoltà, spesso forti con i deboli ma meno convincenti con i forti (anche così si spiegano le tanti finali perse), non sempre esaltanti per tecnica e fantasia.

Italia
Punti di forza: capacità tattiche inarrivabili, mentalità da underdog irripetibile, talenti straordinari in difesa e in attacco soprattutto (ma anche in porta), miracolismo scritto nel DNA, i migliori per distacco in difesa, i più bravi nell'adattarsi sempre all'avversario, forti con i forti.
Punti di debolezza: spesso deboli con i deboli (così si spiegano tante eliminazioni al primo turno), non sempre continui, centrocampo non sempre all'altezza, mentalità a volte troppo attendista e attenta solo all'equilibrio, la tecnica è affidata quasi solo alle doti individuali e manca una scuola capace di valorizzarla. Polemiche interne che sono pro e contro.

Brasile:
punti di forza: i migliori per distacco quando si parla di piedi e di imprevedibilità, capacità di giocare con una certa "leggerezza", ricerca del bello e del gioco (i mondiali più leggendari di sempre sono forse 1958 e 1970, se guardiamo alla qualità dei vincitori), gli unici che esaltano anche quando perdono, a volte (1982, 1950, 1986 etc..), i migliori nei laterali di difesa, gli unici a vincere di bravura pura, anche quando erano un paese del terzo mondo o quasi.
Punti deboli: difesa spesso rivedibile, se mancano talenti vanno in crisi e spesso incontro a figuracce, tatticamente rivedibili e approssimativi, leggerezza che diventa un limite (partite, anzi competizioni buttate per scarsa attenzione e concentrazione), manca un'idea di gioco consolidata (così se ci sono pochi fuoriclasse giocano da schifo), scarsa capacità di programmazione.



Io metterei pure il 2006, tra le "belle sconfitte".

A parte questo, secondo me erri quando fai notare la contrapposizione tra ricchezza economica e risultati ottenuti: non c'entra niente. C'entra molto di più la cultura e la fame che si ha di quello sport, non a caso paesi estranei come tutti (o quasi) del nord america (che vantano benessere superiore, come Messico Usa o Canada) sono sempre stati meno memorabili e spesso effimeri. Se i Paesi Bassi, che hanno 1/8 della popolazione Inglese, ha ottenuto grandissimi risultati, cosa che non hanno ottenuto Giappone o Cina (altri paesi sviluppati, o quasi) un motivo ci sarà. Non è un caso che in uno sport recente come il rugby (per cambiare ambito) la regina indiscussa sia la Nuova Zelanda o il Sudafrica, paesi dove il rugby è una religione o quasi, sebbene i primi abbiano 1/15 degli abitanti di Francia o Inghilterra.

Il Brasile ha spesso fatto leva sul calcio, elevandolo (come l'Italia e non solo) a più di semplice sport: è un'ossessione. E ci si aspetta molto di più, si vive per il calcio.

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 Oggetto del messaggio: Re: Italia vs. Germania vs. Brasile
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Ovviamente dipende in primis dalla diffusione dello sport nel paese, sono d'accordo, ma avere strutture di livello etc.. aiuta tantissimo.
In Africa non ci sono e infatti non esistono big africane nella storia. In Sudamerica una via di mezzo e quindi si rimedia (parlo sempre di paesi dove il calcio è il primo sport, in USA hanno basket baseball football etc..., in Cina e Giappone il calcio ha un ruolo marginale).

La Germania ha le strutture migliori e la cosa si vede.

Ah, la sconfitta del Brasile del 2006 non ha proprio niente di bello per me: una squadra inguardabile salvata da qualche giocata di Kakà e di Ronaldo con la panza, gioco zero, Ronaldiho osceno. Semmai nel 1998 hanno espresso un signor calcio e sono stati sfortunati in finale, semmai meglio nel 2010 rispetto al 2006.

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Francesco82 ha scritto:
Ovviamente dipende in primis dalla diffusione dello sport nel paese, sono d'accordo, ma avere strutture di livello etc.. aiuta tantissimo.
In Africa non ci sono e infatti non esistono big africane nella storia. In Sudamerica una via di mezzo e quindi si rimedia (parlo sempre di paesi dove il calcio è il primo sport, in USA hanno basket baseball football etc..., in Cina e Giappone il calcio ha un ruolo marginale).

La Germania ha le strutture migliori e la cosa si vede.

Ah, la sconfitta del Brasile del 2006 non ha proprio niente di bello per me: una squadra inguardabile salvata da qualche giocata di Kakà e di Ronaldo con la panza, gioco zero, Ronaldiho osceno. Semmai nel 1998 hanno espresso un signor calcio e sono stati sfortunati in finale, semmai meglio nel 2010 rispetto al 2006.



A me è piaciuta la selezione del 2006: schierava un Ronaldinho al top, kakà, Ronaldo, seppur calante, in gran spolvero. Perse malamente (e meritatamente) contro la Francia, con un sontuoso Zidane. Il 2010 no però, anche peggio del 2014.

Ah, mi sono dimenticato: un tempo (40-50 fa), le strutture (e i costi) erano differenti da allora, e il famoso calcio di strada era una componente predominante in tutte o quasi le nazionali, che aiutava a colmare il gap economico.

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Anche Olanda e Spagna dimostrano come la creazione di una scuola sia fondamentale, e ovviamente deve essere supportata da determinate risorse.
Per l'Italia vale la stessa cosa: non è che i difensori forti nascono qui per decreto divino, è che siamo bravi storicamente a farli crescere, a insegnargli l'arte della difesa.

In Brasile un approccio di questo tipo è quasi sempre mancato, anche se con il tempo ha dovuto in parte diffondersi per europeizzare la concezione del gioco: il loro approccio era e rimane in buona misura più naif, estemporaneo e legato a determinati modi di giocare da strada che sono maturati solo là. L'unico referente possibile in Europa sono i paesi iberici (il Portogallo in primis ovviamente, e per ragioni intuitive) e balcanici, con le differenze del caso.

Free il Brasile del 2006 ha espresso un calcio inguardabile dai, e se quello è Ronaldinho al top si parla di un giocatore molto scarso. Il Brasile aveva ottime potenzialità, anche per Adriano che al tempo era considerato quasi alla stregua di Dinho e Kakà, ma fallì clamorosamente. Male sicuramente anche nel 2010 e nel 2014, ma le aspettative sulla rosa erano minori.

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Francesco82 ha scritto:
Anche Olanda e Spagna dimostrano come la creazione di una scuola sia fondamentale, e ovviamente deve essere supportata da determinate risorse.
Per l'Italia vale la stessa cosa: non è che i difensori forti nascono qui per decreto divino, è che siamo bravi storicamente a farli crescere, a insegnargli l'arte della difesa.

In Brasile un approccio di questo tipo è quasi sempre mancato, anche se con il tempo ha dovuto in parte diffondersi per europeizzare la concezione del gioco: il loro approccio era e rimane in buona misura più naif, estemporaneo e legato a determinati modi di giocare da strada che sono maturati solo là. L'unico referente possibile in Europa sono i paesi iberici (il Portogallo in primis ovviamente, e per ragioni intuitive) e balcanici, con le differenze del caso.

Free il Brasile del 2006 ha espresso un calcio inguardabile dai, e se quello è Ronaldinho al top si parla di un giocatore molto scarso. Il Brasile aveva ottime potenzialità, anche per Adriano che al tempo era considerato quasi alla stregua di Dinho e Kakà, ma fallì clamorosamente. Male sicuramente anche nel 2010 e nel 2014, ma le aspettative sulla rosa erano minori.



"Se vuoi rendere indimenticabili alcuni momenti della tua vita, abbassa le aspettative".
Tutta colpa delle maledette aspettative, la squadra del 2006 era più forte di quella del 2002 e doveva vincere ridendo e scherzando. Ma per me fece bene. Sempre meglio del 2014, dove arrivò in finale tra un girone orribile e calci di rigore, consolidando tutto tra gli unici due fuoriclasse (dove poi, se mi è concesso, Neymar non fu così centrale nella fase finale), che non ci furono in semifinale.

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Per me non hai visto il Brasile del 2006, ricordo partite con zero tiri in porta, pochissimi scambi di valore etc.. risolte da un tiro di Kakà da 30 metri o da un diagonale di Maicon. Forse il peggior Brasile di sempre sul piano del gioco, una cosa immonda, davvero sei il primo che ne parla bene dal 2006 a oggi.

Ottavi a parte, non si ricorda una sola prestazione discreta di quella squadra. Quella del 2014 era molto più scarsa ma non ha fatto peggio sul piano del gioco, senza Neymar manco passava il girone (raramente si è visto un impatto come il suo in Brasile-Croazia: squadra sotto e molle, gioco zero, davvero ha rovesciato tutto da solo), poi non è stato sempre impeccabile come più o meno tutti in quel mondiale, ed era supportato da una squadra davvero di basso profilo.

Nessuno nel 2006 ha fatto cose vagamente rapportabili a quelle di Neymar, nei quarti contro la Francia Kakà e Dinho, al cospetto di Zidane, sono sembrati due dilettanti.

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