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 Oggetto del messaggio: Dzajic vs Rensenbrink
MessaggioInviato: lun 14 nov 2011, 14:04 
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Primavera
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Reg. il: dom 11 mar 2007
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Sfida vintage anche oggi tra due grandi ali sinistre.

Lo jugoslavo(serbo)Dragan Dzajic e l'olandese Rob Rensenbrink.

Chi è stato migliore tra i due? Ho letto che molti considerano Dzajic uno dei giocatori europei più sottovalutati di sempre, addirittura...

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Reg. il: lun 28 nov 2005
Alle ore: 19:33
Messaggi: 5714
Località: Roma
Secondo me Dzajic. E' un mio pallino: ho visto e letto molto di lui e - secondo me - è una delle ali sinistre pure più forte del dopoguerra. Avevo tutto: rapidità, tecnica straordinaria, cross fantastico, gran botta da fuori e personalità :eek

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Il mio sito Definitivo sui giocatori passati.
http://www.classicfootballdb.com

Aggiornato costantemente, avrete la possibilità di consultare le skill di giocatori famosi, possibilità di ricerche avanzate di ogni genere, confronti, etc.


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Reg. il: gio 6 lug 2006,
Alle ore: 22:08
Messaggi: 19604
Località: San Pietroburgo, Russia
Dzajic più fantasista e più tecnico, Resenbrink più attaccante e più goleador. Per quello che ho visto, dico il primo. Due fuoriclasse, in ogni caso.

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MessaggioInviato: mar 15 nov 2011, 21:08 
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Reg. il: dom 10 apr 2005
Alle ore: 14:02
Messaggi: 7175
Dzajic.

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«...ricorda che se anche i nostri dirigenti ci danno per spacciati e dicono che sarebbero contenti anche se perdessimo 4-0, a me non interessa. Io oggi scendo in campo per vincere e voglio che quelli che scendono con me oggi abbiano lo stesso obiettivo. Se vedo qualcuno che non combatte questa battaglia, alla fine della partita dovrà vedersela con me. Fatti forza Ruben, quei duecentomila là fuori non giocano, guardano solamente».

Il capitano Obdulio Varela al giovane Ruben Moran prima della finale del Mondiale 50, Brasile 1 Uruguay 2


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 Oggetto del messaggio: Re: Dzajic vs Rensenbrink
MessaggioInviato: gio 11 gen 2024, 21:18 
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Reg. il: sab 9 feb 2019,
Alle ore: 12:28
Messaggi: 5975
Località: Milano Centro Storico
Ma invece di fare sempre questi paragoni un po' fini a se stessi non sarebbe più stimolante cercare di proporre, per ciascun campione, del materiale inedito o poco conosciuto per il pubblico italiano, come interviste, frasi che lo riguardano, aneddoti e robe del genere? Sarebbe molto più originale e costruttivo rispetto ai soliti confronti triti e ritriti che non portano da nessuna parte. Detto senza offesa, eh.



A proposito di Dragan Džajić, ad esempio, c'è uno speciale a lui dedicato su "France Football" n° 1529 del 29 luglio 1975. Molto interessante ciò che lui stesso rivela, cioè che non è mancino. È sempre stato abituato a giocare all'ala sinistra ed ha perciò perfezionato il piede più sollecitato in quel ruolo, ma non è mancino. Infatti aggiunge che ha realizzato diversi gol di destro, come ad esempio il 24 aprile 1968 contro la Francia nei quarti di finale del Campionato Europeo. Inoltre afferma che in partita utilizza spesso il destro, ma, per un effetto ottico, lo spettatore è catturato sempre e solo da ciò che fa col mancino...
Džajić dice anche che sarebbe rimasto volentieri alla Stella Rossa, ma dopo che il club aveva ceduto alcuni dei migliori giocatori e l'allenatore Miljan Miljanić, ha deciso di partire anche lui. La Stella Rossa aveva ricevuto offerte da Real Madrid, Atlético Madrid e Bayern Monaco, ma Džajić ha ritenuto più vantaggiosa l'offerta del Bastia e si è perciò accasato in Corsica. All'epoca dell'intervista era ancora scapolo. Si dice che avesse una memoria incredibile e che ricordasse a memoria tutte le partite e tutte le sue prestazioni, sia positive che negative. Afferma di essere rammaricato per aver giocato un deludente Mondiale 1974, ma questo perché veniva da otto mesi di servizio militare e quindi arrivò in Germania Ovest fuori forma. Era alto 1 metro e 78 e pesava 75 chili senza un filo di grasso. Il suo allenatore Pierre Cahuzac dice che nella partita tra Sion e Bastia in Coppa delle Alpi, ha visto fare a Džajić quattro o cinque giocate che non aveva mai visto fare da nessuno in tanti anni di carriera.



Per quanto riguarda invece Rob Rensenbrink, ecco una gustosa intervista del suo allenatore Raymond Goethals risalente ai tempi dell'Anderlecht, gennaio 1977:
«È un ragazzo molto tranquillo. Sa di essere la stella della squadra ma non lo fa notare né dentro né fuori dallo spogliatoio. Direi che siamo complementari: io più estroverso e istintivo, lui più pacato. È perciò facile andare d'accordo con lui. Ogni tanto ha l'abitudine di giocare a carte con gli altri olandesi come Ressel e Haan. Lì parla un po' di più e alla fine vince sempre. Lui ama veramente il calcio: non gioca per i soldi. Ama inoltre gli allenamenti. In realtà la parte atletica l'apprezza un po' meno, preferisce molto di più quando ci si allena col pallone. È un ottimo professionista. In partita difficilmente perde le staffe, anche perché, essendo agilissimo, è abile a evitare gli interventi fallosi degli avversari. Quando ha il pallone tra i piedi è difficilissimo atterrarlo. Può inoltre capitare, nelle gare in trasferta, che, prima della partita, molti suoi compagni si guardino intorno, valutino le condizioni del terreno di gioco, i tacchetti e altre cose. Rob invece no. Lui presta poca attenzione a chi sia il suo avversario diretto. Lui si infila le scarpe, entra in campo imperturbabile e alla fine risulta sempre il migliore.
È un ragazzo piuttosto riservato, ma, anche se non lo dà a vedere, ogni tanto ama farsi due risate con i compagni. Inoltre ascolta sempre tutti, specialmente i suoi connazionali Ruiter, Ressel e Haan».


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